Molti sono i jazzisti che si sono posti il problema di trovare alternative alla notazione classica. Tra le soluzioni percorse, quella delle partiture grafiche è particolarmente gradita ai musicisti che si muovono nell’ambito della nuova e vecchia avanguardia. Luciano Caruso ha realizzato un metodo personale, basato su un sistema di punti e linee, e lo ha applicato a composizioni per quartetto di sassofoni con il leader al soprano, Ivan Pilat al baritono, Walter Vitale all’alto e Lorenzo De Luca al tenore. Le sette  composizioni di durata variabile tra i tre e gli undici minuti tracciano un percorso lasciando ai musicisti ampi margini di interpretazione. La musica, ora quietamente sospesa e lirica altre volte corrusca, comunica un senso di compiutezza sorprendente tra micro-melodie, esplorazioni timbriche, incastri ritmici. Volendo trovare un paragone si può individuare nel recente Roscoe Mitchell lo stesso cercare un nuovo approdo sonoro tra il camerismo e l’esperienza performativa del jazz.