La scrematura iniziale è fatta e ha prodotto i primi venti candidati del M5S alle elezioni europee di maggio. Non certo eletti a furor di popolo. Il vincitore assoluto, quello che ha preso più voti, si trova in Lombardia ed è una ragazza di 30 anni. Si chiama Eleonora Evi e può vantare 556 preferenze. Da quattro anni è un’attivista del meet up di Cormano, parla tre lingue (inglese, francese e portoghese), è laureata in «design e servizi» e se verrà eletta al parlamento europeo promette di battersi, tra l’altro, contro «l’obsolescenza programmata delle merci». Ai suoi antipodi, con 33 voti, c’è il valdostano Manuel Voulaz, un programmatore di 31 anni forte dell’esperienza fatta alle ultime elezioni regionali dove ha conquistato 121 voti. Gli altri 18 candidati, uno per ogni regione, navigano tra questi due estremi raccogliendo, i più fortunati, qualche centinaio di preferenze.

Tutti loro sono entrati di diritto nelle liste finali del movimento di Grillo, in attesa che il secondo turno delle europarlamentarie sforni gli ultimi nomi, che questa volta gli attivisti del M5S dovranno scegliere tra coloro che hanno raccolto il maggior numero di preferenze nel primo turno. A votare nelle preselezioni di lunedì sono stati in 35.188 che hanno potuto scegliere tra 5.091 candidati.

Solo la storia dirà se i prescelti dalla rete sono persone capaci, e in caso di elezione faranno quindi bene il loro lavoro, oppure no, se si tratta di persone che hanno solo approfittato dell’occasione e sono «saltati sul carro», come metteva in guardia due giorni fa l’ex capogruppo Roberta Lombardi. Certo è che, intanto, il metodo scelto da Grillo e Casaleggio per la scelta degli eurodeputati, e che sembra piacere tanto ai due guru del movimento, continua a suscitare non pochi dubbi e polemiche. Basta sentire cosa dice Federico Pizzarotti, uno che una volta era portato in palmo di mano da Grillo e che adesso sembra essere caduto un po’ in disgrazia per quel viziaccio di criticare alcune delle scelte del leader. «Ma perché dovrei votare uno sconosciuto?», si è chiesto ieri il sindaco di Parma. Allusione esplicita al fatto che, nell’esercito di oltre 5.000 candidati, la stragrande maggioranza non si sarebbe mai fatta vedere quando c’era da faticare per convincere la gente della bontà delle idee del movimento. «E’ un dato di fatto che in tutti i territori si è candidata gente che non abbiamo mai visto», ha insistito il sindaco, che giustamente si chiede con quale esperienza possano adesso battersi per i temi cari al movimento. «E’ vero che sono temi europei, però l’attivismo è sempre stata una delle basi fondanti del movimento e in questo modo viene un po’ a cadere» è la conclusione, sconsolata, di Pizzarotti.

Intanto scoppia un caso che riguarda Riccardo Nuti, uno tra i più fedeli a Grillo. Il deputato fa parte della commissione che deve vigilare sulla regolarità delle europarlamentarie ma su Facebook ha espresso le sue preferenze per due candidati. Un comportamento giudicato scorretto da alcuni senatori che adesso chiedono una riunione per giudicare Nuti.

Ma non sono certo le grane che mancano tra i parlamentari di Grillo. Ieri un altro senatore ha lasciato il gruppo, ridotto ormai a 40 membri dagli originari 54. A salutare questa volta è stato Bartolomeo Pepe, protagonista qualche settimana fa di una polemica con il presidente della commissione di vigilanza Rai Raffaele Fico. Pepe, che da sempre si occupa di ambiente, era stato scelto per far parte della commissione ecomafie, ma poi i suoi colleghi ci hanno ripensato preferendogli altri due senatori. Scelta che avrebbe determinato la decisione di Pepe. «Con questa logica di guerra interna perderanno altri pezzi» ha commentato Pepe, che ha annunciato di non volersi dimettere da senatore e di voler passare al gruppo misto dove già si trovano gli altri fuoriusciti dal movimento. Che vedono farsi sempre più concreta la possibilità di dar vita a un gruppo autonomo. Tra chi è stato cacciato e coloro che sono usciti volontariamente oggi sono 9, ai quali si devono aggiungere i cinque dimissionari che Grillo ha cacciato con un post sul blog. Per formare un gruppo servono 10 senatori, quindi ne manca ancora uno visto che nessuno può decedere sulle intenzioni dei senatori dimissionari. Chiaro però che a questo punto il traguardo è sempre più vicino.