Per un’Europa che non sia delle multinazionali
Thyssenkrupp Se i giudici della Cassazione accetteranno la richiesta del pg, la strage di lavoratori della Thyssen di Torino sarà giunta a giudizio definitivo con la conferma delle condanne e l’individuazione […]
Thyssenkrupp Se i giudici della Cassazione accetteranno la richiesta del pg, la strage di lavoratori della Thyssen di Torino sarà giunta a giudizio definitivo con la conferma delle condanne e l’individuazione […]
Se i giudici della Cassazione accetteranno la richiesta del pg, la strage di lavoratori della Thyssen di Torino sarà giunta a giudizio definitivo con la conferma delle condanne e l’individuazione delle responsabilità già acclarate nei gradi di giudizio precedenti e purtroppo derubricata in appello dall’omicidio volontario all’omicidio colposo con colpa grave.
Il giudizio definitivo non può lenire il dolore delle famiglie o colmare il vuoto per la perdita dei loro cari e dei compagni di lavoro. E non rimuove quell’onda di emozione che si propagò nell’intero paese per quelle morti operaie sul lavoro, di quasi l’intera squadra addetta alla linea di decapaggio N 5, unico superstite l’operaio Antonio Boccuzzi, in una fabbrica che stava chiudendo per le scelte di posizionamento internazionale della multinazionale tedesca.
Resta il rammarico per il tentativo di Raffaele Guariniello, ardito per il diritto vigente, ma di grande contemporaneità per come le imprese multinazionali globalizzate costruiscono oggi le loro decisioni di territorializzazione dei prodotti e i loro budget di spesa. Attraverso l’accusa di omicidio volontario il procuratore di Torino ha cercato di responsabilizzare i manager, che devono tener conto della sicurezza nei luoghi di lavoro in qualunque delle loro decisioni, comprese le chiusure degli impianti, perché la vita umana non è meno importante dei fatturati e dei bilanci. Non diciamo questo per spirito vendicativo, ma perché nelle pieghe di quella inchiesta si evidenzia come la scelta della dismissione avesse comportato anche la massimizzazione dei risparmi e lo sfruttamento di quegli impianti fino all’ultima utilità dell’impresa, scaricando sulla disponibilità dei lavoratori, ricattabili con gli ultimi salari disponibili prima della cessazione dell’attività, rischi inaccettabili.
Infine, questa vicenda segnala come serva un’altra Europa che metta al centro le persone oltre e prima della finanza e dei profitti, anche con leggi e diritti nei luoghi di lavoro che impediscano alle multinazionali di acquisire vantaggi competitivi risparmiando sulla sicurezza: se a Torino ci fossero stati gli impianti antincendio che erano in funzione in Germania, sette operai sarebbero ancora vivi.
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