La reazione di Trump al risultato elettorale del midterm non si è fatta attendere. Via Twitter «The Donald» ha parlato di risultati «sorprendentemente positivi», per lui, in una tornata elettorale dove solitamente il partito al controllo della Casa bianca perde il controllo del Senato.

DURANTE LA CONFERENZA stampa per commentare i risultati delle elezioni di midterm, ha tenuto a sottolineare che tutti i candidati che si sono affidati alla sua interpretazione del partito repubblicano – e che hanno deciso di seguire la sua scia politica – hanno vinto, mentre i candidati ribelli che si sono distaccati da questo nuovo corso politico del partito, hanno perso miseramente.

Obtorto collo è stato costretto a confrontarsi con il fatto che i democratici hanno riacquistato il controllo della Camera, e che ora l’opposizione non sarà soltanto flebilmente interna, e quindi manovrabile, ma che dovrà confrontarsi con un’opposizione democratica che non gli farà alcuno sconto. Dopo aver affermato di essere ansioso di collaborare con i democratici, con i quali si è detto certo non ci saranno problemi di gestione della cosa pubblica, il presidente ha minacciato di vendicarsi, se la nuova maggioranza della camera democratica userà il suo potere per avviare indagini su di lui e sulla sua amministrazione, avvertendo che eventuali indagini come il Russiagate o sulle sue dichiarazioni dei redditi, vanificherebbero le prospettive di accordi bipartisan.

INCALZATO, durante un tesissimo incontro con i giornalisti avvenuto subito dopo il discorso, il presidente ha continuato con la retorica ondivaga in cui ha professato amore per i democratici, così come per la stampa, mentre li minacciava di ritorsioni. La peggio l’ha avuta come sempre Jim Acosta, della Cnn, zittito in malo modo; ma il nervosismo del tycoon newyorkese trapelava anche dal contenuto stesso delle sue risposte. Quando gli è stato chiesto come avrebbe reagito se la camera controllata da democratici gli chiedesse di presentare la propria dichiarazione dei redditi, mossa che Trump non ha mai voluto fare, abbracciando una posizione che non ha precedenti nella storia dei presidenti americani, si è difeso goffamente dicendo che le dichiarazioni dei redditi sono molto difficili e complicate e che quindi non avrebbe senso presentarle al popolo americano.

INTERROGATO riguardo un rimpasto del suo gabinetto, nello specifico riguardo il procuratore generale Jeff Sessions, Trump non ha risposto direttamente, e si è detto molto felice riguardo i suoi collaboratori; poche ore dopo Sessions è stato licenziato. Per chi Trump ha speso parole di grande apprezzamento, tenendo a specificare che non si trattava di ironia, è stata, in un bacio della morte, Nancy Pelosi, probabile futuro speaker democratico alla Camera. La 78enne democratica Pelosi avrebbe dovuto cedere il passo a Joe Crowley, ma questo è stato battuto dalla socialista Alexandria Orazio-Cortes, uscendo dallo scacchiere politico.

PELOSI È L’INCARNAZIONE stessa di ciò che la nuova corrente del partito democratico cerca di combattere, l’espressione dell’establishment contro la quale l’anima giovane del partito si batte. Il partito democratico in questo momento ti trova di fronte a un bivio identitario da risolvere abbastanza velocemente in vista di una campagna presidenziale per l’elezione del 2020 che di fatto è già iniziata; quale delle due facce presenterà a proprio elettorato, da che leadership vorrà farsi rappresentare? Probabilmente Pelosi sarà nuovamente speaker della Camera, vista l’esperienza di cui c’è bisogno per ricoprire quel ruolo, ma non sarà una strada in discesa.