Lo schianto dell’Airbus 321 nel Sinai sta toccando i nervi scoperti dell’asse di ferro tra Cairo e Mosca. I governi russo ed egiziano danno spiegazioni opposte dell’accaduto. Se al-Sisi, nella sua prima visita in Gran Bretagna che ha sollevato diffuse polemiche sulle violazioni dei diritti umani in Egitto, ha bollato come «propoganda» le accuse russe di attentato terroristico, gli inquirenti di Mosca continuano a non escludere la pista dell’esplosione a bordo. Il ministro dell’aviazione egiziana, Hossam Kamal, ha confermato che non ci sono segni di fattori esterni per lo schianto ad al-Hasana, 35 km a sud di al-Arish. La moglie del co-pilota, Sergei Trukhachev, ha rivelato che suo marito le aveva confidato delle pessime condizioni in cui versava il velivolo. Secondo l’Aviation Safety Network, nel 2001 l’aereo avrebbe subito riparazioni per tre mesi a causa di un danno alla coda (il volo 123 della Japan Airlines è precipitato nel 1985 e aveva subito riparazioni simili).

La squadra russa che sta analizzando i resti (nella foto in alto LaPresse) anche con l’uso di droni in una zona di 40 km quadrati intorno al luogo dell’impatto, è invece molto cauta sulle cause del disastro che ha provocato la morte di 224 persone, paragonata da molti analisti alla strage di Lockerbi (volo Pan Am) del 1988. Insomma questa pista accrediterebbe l’attentato spiegato come una ritorsione dei jihadisti ai raid russi anti-Isis in Siria, in qualche modo anticipata anche da altre vendette dei jihadisti (incluso l’attentato di Ankara dello scorso ottobre). La compagnia aerea russa Kogalymavia ha insistito sulle buone condizioni dall’aereo spiegando che dalle prime ricostruzioni sarebbero emersi fattori esterni che hanno causato lo schianto. Fonti russe hanno aggiunto che i resti delle vittime portano i chiari segni di un’esplosione. Secondo fonti Cia poi, un satellite avrebbe registrato un lampo di calore nel momento in cui il volo ha iniziato a perdere quota. Si attendono le verifiche sulle scatole nere, recuperate in buone condizioni dagli inquirenti e l’arrivo di un pool internazionale di esperti. Le prime indiscrezioni rivelano che la causa della sciagura sarebbe stata l’esplosione di uno dei motori. Per le fonti egiziane, dalle registrazioni audio delle scatole nere, si sentirebbero dei rumori anomali pochi secondi prima dello schianto. È stata anche smentita la notizia secondo cui il pilota avrebbe avuto il tempo di lanciare un Sos prima che la aereo iniziasse a perdere quota. Sempre secondo gli egiziani, il velivolo si sarebbe spezzato in due in volo per un cedimento strutturale. Questa evenienza è stata confermata dall’ufficiale dell’aviazione russa, Viktor Sorochenko.

In un video di rivendicazione dei jihadisti dello Stato islamico che hanno conquistato terreno nella provincia del Sinai si vede invece un aereo esplodere in volo e poi precipitare, ma è considerato come un falso dagli inquirenti. Il premier egiziano Sharif Ismail ha confermato che non sarebbe stato possibile per i jihadisti raggiungere con un missile l’aereo all’altitudine di 9.500 metri. Tuttavia Air France, Lufthansa e Emirates hanno sospeso i sorvoli sul Sinai, regione già provata da un forte calo di turisti negli ultimi anni, finché non verranno chiarite le circostanze dell’accaduto.
Le polemiche per la visita di al-Sisi in Inghilterra vanno oltre. Dopo Italia e Germania, anche David Cameron dà il suo placet al golpista. Stavolta al-Sisi ha ammesso che i Fratelli musulmani (nonostante la dura repressione che subiscono) sono «parte dell’Egitto». Tuttavia, secondo la scrittrice egiziana Ahdaf Soueif, più volte intervistata dal manifesto, la visita di al-Sisi a Londra «manda un messaggio sbagliato e rafforza il suo regime autoritario». Alle migliaia di prigionieri politici, si è aggiunto in questi giorni il caso di due giornalisti, Ahmed Naji e Tareq al-Taher, accusati di aver pubblicato articoli dal linguaggio «osceno»: potrebbero essere condannati fino a due anni di reclusione.