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Per l’aeroporto caro a Renzi, Carrai chiede 120 milioni. Pubblici

Per l’aeroporto caro a Renzi, Carrai chiede 120 milioni. PubbliciL'ex sindaco di Firenze – Reuters

Conflitti d'interesse Il braccio destro del premier, che presiede la società aeroportuale, bussa a cassa per potenziare Peretola con la maxi pista parallela

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 12 aprile 2014

Bussa alla casse pubbliche l’Aeroporto di Firenze, e chiede almeno 120 milioni di euro per potenziare lo scalo di Peretola. Alla fine Marco Carrai, braccio destro di Matteo Renzi e suo consigliere-sponsor nel mondo degli affari e della finanza, ha dovuto scoprire la carte e presentare il rendiconto di quanto costerebbe la nuova pista parallela. Sono solo cinque pagine, di appendice al Masterplan aeroportuale, ma bastano e avanzano. Perché nella partita dell’ “Amerigo Vespucci”, la cui trasformazione in scalo intercontinentale è da anni al primo posto nei desiderata fiorentini di Renzi (e dei suoi alleati), l’unico punto fermo è che non ci debbano essere finanziamenti pubblici per gli imponenti lavori di ristrutturazione progettati da Adf, presieduta da Carrai.

Ricorrere ai soldi della collettività, fabbricando nuovo debito, in una operazione direttamente riconducibile al proprio cerchio magico. Una missione impossibile, anche per Renzi. Alla questione di opportunità politica, si aggiunge il divieto ai finanziamenti pubblici posto dal Consiglio regionale toscano, che deve approvare la variante al Piano di indirizzo territoriale, senza la quale i lavori non potranno partire. Infine ci sono le normative europee sugli investimenti comunitari per il settore. Finanziamenti che possono arrivare solo in alcuni casi specifici. Senza che si possa configurare una concorrenza sleale verso gli scali aeroportuali più vicini. Come Pisa. Ma anche Bologna.

Eppure l’Adf di Marco Carrai tira dritto. “I risultati dell’analisi economico finanziaria sono stati elaborati – scrive la società che gestisce Peretola – assumendo l’ipotesi che i privati investitori assumano direttamente l’esborso previsto a fronte dei lavori ipotizzati, al netto di una quota di contributi pubblici non inferiore a complessivi 120 milioni di euro”. A seguire arrivano i costi complessivi, che per una nuova pista di 2.400 metri – al momento mai discussa nelle pieghe del Pit – sarebbero di 258 milioni. Mentre per una pista di 2.000 metri, su cui è già stata adottata la variante al Pit in attesa dell’approvazione definitiva, il costo dell’operazione stimato da Adf sarebbe di 245 milioni.

Il Masterplan fa arrabbiare il consigliere Massimo Mattei, che è del Pd ma dà voce alla dichiarata contrarietà di Prato – e dei popolosi comuni della Piana fiorentina – a una pista parallela che farebbe della città laniera la valvola di sfogo (continui sorvoli a bassa quota, inquinamento acustico e ambientale) del Vespucci. “Da Adf arriva una quantità di bugie evidenti – osserva Mattei, presidente della commissione trasporti – dopo aver detto per mesi di poter finanziare l’investimento da soli, ora chiedono un impegno pubblico per 120 milioni. In contraddizione con il Pit, e con le norme comunitarie sulla libera concorrenza”.

A non sorprendersi è Monica Sgherri di Rifondazione, sempre motivatamente contraria all’intera operazione, e che già da tempo quantificava in 240 milioni il costo del potenziamento di Peretola. “Ora la società Adf ammette di non essere in grado di sostenere l’investimento. Ma la delibera dell’integrazione al Pit non ammette contribuiti pubblici. Una condizione sulla quale siamo rafforzati anche dalle normative europee sulla concorrenza sleale, che appunto escludono contributi pubblici. E che quindi, se concessi, aprirebbero a possibili ricorsi da parte di qualche altra realtà aeroportuale. Se non sarà Pisa, potrebbe essere Bologna”.

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