Di fronte al bivio politico, «quale dei due schieramenti tradizionali volete che amministri la città per i prossimi cinque anni?», la sinistra di movimento reggina non ha dubbi. In vista del ballottaggio dà indicazione di voto per il centrosinistra del sindaco uscente Peppe Falcomatà. I movimenti La Strada e Riabitiamo Reggio, in nome dell’antifascismo e della comune lotta al sovranismo, chiedono che Reggio Calabria respinga la coalizione a trazione leghista.

Saverio Pazzano, il candidato a sindaco, è reduce da un ottimo 6,8%. È il migliore score della sinistra di alternativa alle ultime amministrative in Italia. E il lusinghiero risultato vuol farlo pesare. «Potremmo far finta di nulla, metterci da parte – afferma- ma questo è il tempo del coraggio, non possiamo sottrarci e non ci nasconderemo per paura di perdere una parte di consenso. Chi ci ha scelti lo ha fatto perché siamo sempre estremamente chiari. Dobbiamo dire da che parte stiamo, e lo diciamo: sosteniamo il campo del centrosinistra al ballottaggio». È un messaggio politico netto. Ma non è un endorsement a costo zero per il centrosinistra. «Saremo sempre all’opposizione, la loro spina del fianco.

Ma a Falcomatà chiediamo di fare alcuni passi programmatici a partire da un audit pubblico sul debito, (la città ha un debito di 160milioni ndr) per una operazione verità che Reggio attende da anni per avere contezza della natura del debito e per capire chi siano i creditori». E poi c’è l’annosa questione Ponte, la battaglia campale di Matteo Salvini. Il capo leghista è sicuro che il suo aspirante sindaco, Nino Minicuci, sarà «il sindaco del Ponte». La sinistra reggina non la pensa così e sprona il centrosinistra. «Vogliamo una posizione forte di contrarietà alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, ipotesi che, se si concretizzasse, avrebbe ricadute devastanti sull’area dello Stretto in termini ambientali e paesaggistici.

Tale contrarietà dovrà concretizzarsi in tutte le sedi istituzionali, dal consiglio comunale sino ai tavoli con il Governo».
Se in riva allo Stretto la sinistra sceglie Falcomatà, sulle coste dello Jonio non c’è proprio scelta. A Crotone al ballottaggio si fronteggiano due destre. C’è quella istituzionale, capeggiata da Antonio Manica (Fi), che rispecchia la coalizione classica che governa la regione.

E c’è poi l’altra destra, quella populista, rappresentata da Enzo Voce. «Un candidato che detesta la classe politica, che propone discariche e inceneritori, che invoca il voto disgiunto perché ‘tutti gli altri sono incapaci’, che incentra tutta la sua azione sulla sua figura e su una concezione esasperatamente leaderista, che parla di se in terza persona, non può che essere, anche lui, ascrivibile alla destra e come tale è invotabile» dicono gli attivisti dell’area della sinistra pitagorica Liberi per Crotone. Da qui il loro appello a disertare le urne. E non poteva che essere così. Nelle liste della destra populista hanno trovato spazio militanti di Forza Nuova e sostenitori del movimento dei Forconi.