Nessun rischio per la salute. E’ quanto afferma il «collegio di verificatori» nominato dal consiglio di giustizio amministrativa, che per tre giorni, dal 9 all’11 marzo, ha effettuato test sulle antenne del Muos di Niscemi. Un risultato contestato dai comitati No Muos: «Si tratta di misurazioni prive di rigore scientifico, perché non è stato possibile verificare come venivano realmente utilizzate le apparecchiature di rilevazione», spiega l’avvocato Nicola Giudice.

Secondo il collegio, «le misurazioni hanno evidenziato che i campi elettromagnetici irradiati dalle antenne paraboliche dell’impianto Muos raggiungono le decine di mV/m solo in un’area limitata a circa 200- 300 metri verso sud dalla piattaforma dell’impianto. Al di fuori di questa area, i valori di campo sono tipicamente inferiori al centesimo di volt per metro». Ma no Muos replicano che «la trasmissione è stata fatta con potenze irrisorie (max 200 W per parabola), rispetto a quelle per cui il Muos è stato progettato (1600 W per parabola)».

A ordinare le rilevazioni sono stati i giudici amministrativi che sono chiamati a pronunciarsi sul ricorso del ministero della Difesa contro il verdetto del Tar che ha giudicato legittima la revoca delle autorizzazioni all’impianto da parte della Regione Sicilia.

«Era un test di comodo – dice il presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna – e senza alcun rigore scientifico. Il Muos resta un’opera abusiva, realizzata in una riserva naturale».