L’occasione sarebbe quasi solenne: le camere devo autorizzare preventivamente il governo a indebitare ulteriormente il paese. Serve una procedura straordinaria che passa per l’approvazione a maggioranza assoluta di una relazione, così come prescrive una legge rinforzata. Ma nei fatti il voto di oggi di senato e camera sarà un pro forma. Per l’emergenza coronavirus, e per non esporre i parlamentari e tutti quelli che lavorano nei palazzi della politica, i partiti hanno accettato di mettere solo in scena una votazione. Con alcuni senatori e deputati, preferibilmente quelli che non provengono dalle zone di massima diffusione del virus, scelti nel ruolo di comparse. L’esito è scontato, visto che anche le opposizioni sono favorevoli allo scostamento per motivi eccezionali dal percorso di rientro dal debito. I quorum di 161 favorevoli al senato e 316 alla camera è garantito in premessa.

Tutto comincerà e finirà nella giornata di oggi, l’ultima nella quale sarà consentito chiudere i Palazzi dopo le 18.00. Al mattino ci sarà l’audizione in teleconferenza del ministro dell’economia Gualtieri, i parlamentari delle commissioni bilancio saranno fatti accomodare ben distanziati nello spazio più grande di Montecitorio, in genere dedicato ai convegni o alle conferenze stampa del presidente del Consiglio. Nel pomeriggio, prima al senato e poi alla camera, la relazione del governo in aula e i voti. Solo 350 deputati e 161 senatori (cioè tutti quelli che servono per approvare la relazione) saranno ammessi nelle aule di camera e senato. Sono anche meno di quelli previsti dalla riforma costituzionale che ha tagliato le «poltrone» (400 e 200). È stato stabilito che i deputati siederanno lasciando almeno un posto libero alla loro destra e alla loro sinistra, mentre i senatori non saranno più di sei per ogni gruppo parlamentare nel momento delle dichiarazioni di voto. Misure speciali anche per le votazioni. I deputati voteranno in simultanea con il voto elettronico, ma saranno fatti entrare in aula in maniera scaglionata: prima quelli che andranno a sedersi al centro e poi gli altri, ordine inverso all’uscita. I senatori invece voteranno per appello nominale dal posto: previsto un ordine delle chiamate dalle 17.00 alle 19.45: si comincia con Abate e si finisce con Zuliani (ammesso che i due siano tra i fortunati, o sfortunati, ammessi all’aula). Anche le possibilità per la stampa di raccontare la giornata sono limitate: pochissimi i posti per giornalisti e operatori per accedere alle tribune.

Dal 2015 a oggi l’Italia ha attivato sempre la procedura straordinaria di scostamento dagli obiettivi programmatici di bilancio, motivandola con la crisi dei rifugiati, i terremoti o il dissesto idrogeologico. Mai però la richiesta è stata di questa entità. Il governo stamattina deciderà di rivolgersi alle camere, e successivamente alla Ue, per andare oltre il 2,5% (rapporto deficit/Pil) già concordato con Bruxelles. Ai limiti della soglia feticcio del 3%. In ballo ci sono fino a 13 miliardi di euro, rispetto ai 7 già annunciati, per finanziare le misure per combattere la crisi da coronavirus. Nelle previsioni si va dai congedi per i genitori (con figli fino a 12 anni) ai voucher babysitter, dallo stop ai mutui e ai tributi, dalla cassa integrazione in deroga alle garanzie sui crediti per le imprese. Nella memoria dell’Ufficio parlamentare di bilancio, organismo indipendente istituito proprio per vigilare sugli obiettivi di deficit, si avverte però che «affidarsi solo alle politiche nazionali di bilancio rischia di lasciare un’eredità difficilmente gestibile in futuro, soprattutto nei paesi che partono da una situazione finanziaria vulnerabile»