Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Così il ministro Renato Brunetta che dieci anni dopo ha cambiato governo ma puntualmente torna ad attaccare i lavoratori pubblici: ieri «fannulloni», oggi «chiusi in casa con il telefonino sulla bottiglia del latte a fare finta di fare smart working». Brunetta lo ha detto Skytg24 parlando del lavoro da remoto nella pubblica amministrazione come una «finta» a parte le eccezioni: «Appena possibile facciamo tornare tutti in presenza».
A rispondere a Brunetta arriva subito la Cgil. «Le sue dichiarazioni indignano e screditano il lavoro di tutti coloro che, in questi mesi di emergenza sanitaria, proprio grazie al lavoro agile e affrontando le difficoltà legate alla infrastrutturazione digitale, sono riusciti a garantire la continuità dei servizi, preservando al contempo la salute dei cittadini e dei lavoratori. A loro andrebbe detto grazie», afferma la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti. «Crediamo che si debba scommettere sullo smart working anche attraverso i rinnovi dei contratti».
Ma la battaglia Brunetta-Cgil non è finita. Il segretario della Flc Francesco Sinopoli denuncia «l’evidente interferenza del ministro Brunetta nell’autonomia e nella indipendenza dell’Istat: sabato ha comunicato i dati della stima preliminare del Pil 2021, annunciando che “la crescita, presumibilmente, sarà del +6,5%: un risultato strepitoso”. Questi dati sono stati comunicati dall’Istat effettivamente solo lunedì. Non era mai successo prima che un membro del governo anticipasse l’Istat».