La sindaca di Barcellona Ada Colau neanche ieri è riuscita a far approvare il suo primo bilancio comunale a quasi un anno dalla sua elezione. Colau guida un governo monocolore di Barcelona en comú, movimento che riunisce varie anime della sinistra catalana (tra cui Izquierda Unida, Podemos e i rosso-verdi di ICV) che però ha solo 11 dei 40 seggi nel consiglio comunale della città di Barcellona. Una situazione che grazie alla legislazione spagnola non è inedita a livello comunale (il predecessore di Colau ne aveva 14), ma che la costringe, per la frammentarietà del panorama politico cittadino, a negoziare ogni provvedimento con almeno tre partiti dell’opposizione. Il tutto reso ancora più complicato per i continui attacchi che riceve per qualsiasi decisione. E non tutti gli attacchi sono di tipo politico. Tra i più vergognosi delle ultime settimane quelli di un esponente del Pp, che ha scritto in twitter che la sindaca “dovrebbe fregare i pavimenti”, o di un esponente della Real Academia Española – senza che i vertici abbiano preso le distanze – dicendo che invece “dovrebbe fare la pescivendola al mercato”.

Dopo aver rinunciato all’idea di varare un bilancio ex novo per l’impossibilità di trovare abbastanza appoggi, la squadra di governo aveva optato per una modificazione sul bilancio prorogato dell’anno precedente di 285 milioni di euro. Da molti anni Barcellona è fra le poche città spagnole a godere di un bilancio ampiamente in attivo, e sulla carta investire di più sulle politiche sociali per cui il governo Colau vuole distinguersi dal suo predecessore di Convergència i Unió sembrerebbe una missione semplice. Ma i negoziati si sono trascinati per settimane. Finalmente sia i socialisti, sia Esquerra Republicana hanno accettato l’accordo. Colau dava quasi per scontato l’appoggio del movimento assemblearista della Cup, che invece venerdì a sorpresa ha deciso che le proposte di Barcelona en comú non erano sufficienti e la promessa del vicesindaco Gerardo Pisarello che la maggior parte delle proposte della Cup si sarebbero prese in considerazione più avanti non è stata sufficiente.

Così il consiglio di ieri che avrebbe dovuto approvare la modifica di bilancio è stato rimandato e il governo comunale ha riaperto le trattative con la Cup, la cui portavoce Maria José Lecha si è detta “ottimista” per la maggiore ricettività mostrata, all’ultimo momento, dal governo di Colau.

La destra comunale, Pp e CiU, ha attaccato la sindaca, mentre la Cup non ha ceduto alle pressioni di Barcelona en comú durante il fine settimana e ha chiesto il tempo sufficiente perché le nuove proposte vengano approvate in assemblea. In sintesi, le 10 proposte della Cup chiedevano fra l’altro l’introduzione di un reddito minimo comunale, o la rimunicipalizzazione di alcuni servizi del comune che ora sono esternalizzati. Le altre proposte sono legate ai diritti alla casa e alla salute, tutte questioni in linea con le posizioni di Barcelona en comú e su cui il dissenso appare come meramente tattico.

Tra le misure che il governo di Colau ha incluso nel bilancio che per ora è in sospeso troviamo l’estensione della metropolitana all’unico quartiere di Barcellona che ne è ancora privo, Zona Franca, la creazione di 10 nuovi asili municipali (per arrivare a più di cento, che offriranno un totale di 9000 posti), la contrattazione di quasi 2000 nuovi impiegati pubblici, l’aumento dell’investimento in diritto alla casa, politiche sociali, trasporto pubblico. Tra l’altro, il comune ha dichiarato “servizi essenziali” gli asili e i servizi sociali per poter bypassare la legge del governo del Pp che impedisce le nuove assunzioni. Il precedente governo l’aveva fatto solo per la Polizia municipale e per i pompieri.

Approvare queste misure è urgente perché siamo di fronte a una situazione di emergenza sociale e perché ogni settimana che passa rende più difficile la sua esecuzione”, ha spiegato Pisarello. La campagna del comune in favore del primo quasi-bilancio dell’era Colau ha preparato un blocco di 70 ragioni per approvare il “bilancio del cambiamento”.