Il presidente del Consiglio Conte li ha chiamati gli «avari di Molière». I sindacati dei pensionati italiani lo hanno preso come un insulto. E ieri Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil hanno ribadito il concetto in sit-in e manifestazioni contro il blocco della rivalutazione degli assegni superiori ai 1.500 euro lordi mensili per tre anni stabilito dal governo Cinque Stelle-Lega nella legge di bilancio. I pensionati hanno manifestato ancora davanti alle prefetture di Caltanissetta, Caserta, Lucca, Messina, Pavia, Piacenza, Ravenna, Rimini, Torino e Trapani. Lunedì 7 gennaio scenderanno in piazza a Pescara, martedì 8 a Bergamo e L’Aquila. La protesta contro la sedicente «manovra del popolo» che spreme ancora una volta i pensionati è iniziata il 28 dicembre, quando Conte nella conferenza stampa di fine anno ha sostenuto che saranno «pochi euro» quelli sottratti agli assegni. Non è proprio così.

«Ci stanno derubando e siamo molto arrabbiati – ha detto il segretario dello Spi Cgil Ivan Pedretti – Non siamo il bancomat che fornisce al governo i soldi per i suoi giochini di prestigio. È una decisione scellerata e insopportabile perché ancora una volta si mettono le mani nelle tasche di chi ha lavorato duramente per una vita, facendogli pagare il conto della manovra economica». Per Predretti il provvedimento è «un clamoroso passo indietro rispetto agli impegni assunti dal precedente esecutivo, che aveva stabilito il ritorno dal primo gennaio 2019 a un meccanismo di rivalutazione che fosse in grado di tutelare il potere d’acquisto dei pensionati italiani».

Contro il «furto» sulle pensioni, pari a 2,5 miliardi di euro in un triennio, a Torino ieri sono scesi in piazza, a sorpresa, centinaia di persone. Davanti alla prefettura del capoluogo piemontese, i sindacati hanno denunciato «la continuità coi governi precedenti da parte di un esecutivo che si presenta come governo del cambiamento. Invece le cose sono le stesse, nel merito e nel metodo, con una manovra fatta senza sentire le parti sociali anteponendo le promesse elettorali ai bisogni del paese e disattendendo gli accordi fatti col Governo precedente» ha sostenuto Lorenzo Cestari (Uilp Piemonte). Per Gino Crestini, segretario generale Spi Cgil Torino, «c’è stata un’ottima partecipazione, e non solo di iscritti, segno che non siamo i difensori delle pensioni d’oro come dice qualcuno».