La partitura di Léo Delibes che incantò Ciaikovsky, la coreografia di Manuel Legris che attualizza con radiosa brillantezza la tecnica classico-accademica: è tornato in scena al Teatro alla Scala Sylvia, balletto mitologico tratto dalla favola pastorale Aminta di Torquato Tasso, spettacolo che inaugurò nel dicembre del 2019 la stagione di balletto, penultimo titolo prima dello scoppio della pandemia. Fu la prima volta di Legris con il Corpo di Ballo della Scala: un anno dopo sarebbe diventato loro direttore.
Allora piacque il dinamismo e la musicalità della versione di Legris, nata con il Wiener Staatsballett, l’Orchestra scaligera era guidata come oggi da Kevin Rhodes, bacchetta particolarmente consapevole della relazione con la danza.

TRE ATTI, lo spettacolo racconta la storia della bella ninfa di Diana, Sylvia, che, complice la freccia di Eros, lascerà l’arco da cacciatrice per l’amore di Aminta, non senza attraversare varie peripezie, tra cui il rapimento da parte del cattivo Orione. La ripresa ha visto come interprete all’apertura di mercoledì la prima ballerina della Scala Martina Arduino, la stessa che Legris scelse nel 2019 per il debutto con Claudio Coviello. Quest’anno con lei ha danzato Nicola Del Freo, nominato primo ballerino da Legris, danzatore di tecnica smagliante, sfoderata in primis nella variazione e nel passo a due del terzo atto. Calata nel ruolo Maria Celeste Losa in Diana, Eros è Mattia Semperboni, Orione Christian Fagetti. Lo spettacolo va in scena fino al 26 di maggio con vari cast, di cui alcuni mai visti.
La prima ballerina Nicoletta Manni, che fu Sylvia nel 2019, danza il 21 e il 24 con Timofej Andrijashenko, al suo debutto nella parte di Aminta, i due sono una coppia nota anche nella vita. Sempre emozionante per loro affrontare insieme nuovi titoli. Atteso anche il debutto del 20 e del 25 con la solista Alice Mariani, a cui Legris sta dando molte parti principali, in coppia con il primo ballerino Marco Agostino che fu Aminta nel 2019 insieme a Manni. Tra le «prime volte» la Diana di Caterina Bianchi e l’Eros di Domenico Di Cristo.