«Il progetto del Comune sulla pedonalizzazione di via dei Fori è un compromesso, ed è molto lontano dall’idea del grande parco archeologico di Luigi Petroselli e Antonio Cederna». A dirlo non è Ignazio Marino che pure prima che le sue dimissioni diventino definitive ha deciso di coronare il sogno che fu innanzitutto dei comunisti e degli ambientalisti più illuminati della storia recente della capitale. La frase virgolettata fu pronunciata nel marzo 1999 dall’urbanista Vezio De Lucia che allora chiedeva più coraggio alla giunta Rutelli che aveva messo in progetto – mai realizzato – il divieto parziale di transito automobilistico su via dei Fori Imperiali.

Marino ieri ha accelerato i lavori per realizzare, con una delibera di giunta che non dovrà essere sottoposta al voto dell’Assemblea capitolina, uno degli obiettivi promessi fin dalla campagna elettorale: la preclusione totale dei veicoli, taxi e autobus compresi, dalla strada che attraversa l’area archeologica centrale di Roma, concentrandosi sull’ostacolo più grande da superare: la riorganizzazione del trasporto pubblico. E lo fa nel giorno in cui scoppia il caso di corruzione di un funzionario del comune addetto agli appalti della manutenzione stradale della Grande Viabilità romana.

La procura accende così un piccolo raggio di luce sul grande mistero delle buche perenni sulle strade della capitale: ieri ha disposto gli arresti domiciliari per due imprenditori, Luigi Martella e Alessio Ferrari, e un dipendente del dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana, Ercole Lalli, accusati di corruzione e turbata libertà degli incanti. I due impresari, infatti, secondo i carabinieri che hanno effettuato le indagini, avrebbero pagato il 27 settembre scorso una tangente di due mila euro al dipendente comunale per ottenere in cambio informazioni riservate sulle imprese concorrenti. Martella e Ferrari, secondo il gip, «desideravano conoscere anzitempo in quale o quali lotti erano state invitate» alcune imprese particolarmente temute, «in modo da presentare offerte più aggressive».

Secondo le ordinanze, i due imprenditori commentavano così, in una telefonata intercettata, i dettali ottenuti da Lalli: «Se noi c’avemo quelli stavolta so’ morti tutti!». Particolari che avrebbero potuto aiutare le imprese ad aggiudicarsi le gare per otto lotti di manutenzione stradale dal valore di circa un milione di euro ciascuna. E già martedì l’Autorità anticorruzione presieduta da Cantone aveva bloccato una gara riguardante, questa volta, alcuni interventi di restauro dei percorsi giubilari alla quale avevano partecipato due società riconducibili a Ferrari e Martella, gli imprenditori arrestati ieri.

«Li avevo denunciati tutti ad aprile. E per oggi li avevamo convocati per escluderli dalla gara del Giubileo», ha rivelato ieri, subito dopo gli arresti, l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella. Infatti, malgrado i due imprenditori arrestati ieri avessero, secondo l’accusa, creato una sorta di “cartello” occulto per aggiudicarsi gli appalti, l’escamotage non sarebbe sfuggito al Sistema informatico per le procedure negoziate (Siproneg) messo a punto da Sabella e dall’assessore ai Lavori Pubblici, Maurizio Pucci, proprio per garantire la trasparenza e la leale concorrenza. «La vicenda odierna è la prova inequivocabile che i nuovi sistemi di controllo interno di cui si è dotata Roma Capitale, per iniziativa innanzitutto del sindaco, e la stretta collaborazione con Anac e con l’autorità giudiziaria, funzionano – dichiarano in una nota congiunta i due assessori – Avevamo immediatamente riscontrato anomalie nelle offerte della gara degli otto lotti, che è stata sospesa. A Roma non c’è più spazio per le vecchie logiche spartitorie e per illecite distorsioni delle pubbliche procedure in favore di interessi privati».
Gli interessi però non sono solo privati: a volte ad ostacolare lo sviluppo della città concorrono anche quelli politici. E così, il progetto di pedonalizzazione totale dei Fori imperiali che Marino vuole portare a termine entro il 2 novembre trova freni ancora una volta proprio nel Pd. Il capogruppo capitolino dem, Fabrizio Panecaldo, pur appoggiando l’idea del sindaco dimissionario gli suggerisce di «coinvolgere anche le forze economiche che gravitano intorno alla via», per tenere buoni i commercianti che si sono lamentati fin dalla prima limitazione al traffico, imposta da Marino due mesi dopo la sua elezione. Ma è l’assessore ai Trasporti voluto da Renzi, Stefano Esposito, a tentare lo stop: «Sarebbe straordinario, ma serve un quadro preciso di come riorganizzare la percorribilità collaterale». Perciò suggerisce al sindaco uscente di far scattare l’operazione Fori dal 1 dicembre prossimo, «in modo da dare tempo al commissario di pensare alla questione viabilità».