L’Alta corte australiana ha prosciolto dalle accuse di pedofilia il cardinale George Pell. Il 79enne ex prefetto della Segreteria per l’economia della Santa sede – il numero tre in Vaticano, dopo il papa e il segretario di Stato – dal febbraio 2019 era recluso nel carcere di Barwon, dove stava scontando una condanna a sei anni emessa dal tribunale dello Stato di Victoria, confermata in appello, per aver commesso abusi sessuali su due ragazzi di 12 e 13 anni del coro della cattedrale di Saint Patrick di Melbourne, diocesi di cui Pell era vescovo, negli anni ‘90.

I sette giudici dell’Alta corte – l’organo giurisdizionale più importante nel sistema federale australiano -, all’unanimità, hanno ribaltato le prime due sentenze e stabilito la non colpevolezza di Pell. Secondo l’Alta corte, nei precedenti gradi di giudizio non erano emerse evidenze per accertare la colpevolezza del cardinale oltre ogni ragionevole dubbio. Quindi, ha affermato la Corte, poiché «esiste la possibilità significativa che sia stata condannata una persona innocente», Pell non può essere dichiarato colpevole e va scarcerato. Una sorta di assoluzione per insufficienza di prove, volendo trovare un’equivalenza nell’ordinamento giudiziario italiano.

Il cardinale ha immediatamente lasciato il carcere e si è trasferito in un istituto religioso a Melbourne. «Il mio proscioglimento ha corretto una grave ingiustizia», ha dichiarato Pell, precisando tuttavia che questo processo «non è un referendum né sulla Chiesa cattolica né su come le autorità ecclesiatiche affrontano i casi di pedofilia».

Un po’ sopra le righe, per il paragone implicito fra Gesù e Pell, il commento di papa Francesco durante la messa mattutina a Santa Marta, appena appresa la notizia dell’assoluzione del cardinale che lo stesso pontefice aveva voluto al suo fianco in Vaticano e che poi aveva rimandato in Australia ad affrontare il processo: «In questi giorni di Quaresima abbiamo visto la persecuzione che ha subito Gesù, come i dottori della legge si sono accaniti contro di lui: è stato giudicato con accanimento, essendo innocente. Vorrei pregare oggi per tutte le persone che soffrono una sentenza ingiusta per l’accanimento».

Una frase («Per gli innocenti che soffrono una sentenza ingiusta») che è diventata l’apertura dell’Osservatore Romano di oggi. E che, sebbene senza riferimenti diretti, risuonerà nella Via Crucis di venerdì prossimo, non al Colosseo, come da tradizione, ma sul sagrato di San Pietro, senza popolo: verrà letta anche la riflessione di un prete accusato di pedofilia e poi assolto (sono stato «costretto a dimostrare la mia innocenza, senza essere un colpevole, sono rimasto appeso in croce per dieci anni»).

«La decisione dell’Alta corte deve essere rispettata», ha dichiarato il primo ministro australiano, Scott Morrison. Intanto in Australia prosegue l’inchiesta della Commissione nazionale voluta dal governo: dal 1980 sono stati accertati oltre 4.400 casi di pedofilia con il coinvolgimento di 1.200 religiosi.