Le olimpiadi moderne, come tutti i grandi eventi sportivi internazionali, hanno assunto sempre più un significato politico. I Giochi olimpici rappresentano infatti una vetrina di grande visibilità, un palcoscenico di prestigio, anche se politicamente secondario rispetto alle sedi internazionali dove si decidono le sorti del mondo. Organizzare le olimpiadi, vincere il maggior numero possibile di medaglie, significa aumentare agli occhi del mondo il prestigio di un Paese, come è accaduto recentemente all’Italia che dopo il successo conseguito a Tokyo e agli Europei di calcio, per quanto breve e superficiale, ha goduto di una maggiore considerazione internazionale. Su questa scia si è inserita la Russia di Putin, organizzatrice delle olimpiadi invernali di Sochi nel 2014 e oggi si inseriscono le olimpiadi invernali di Pechino, che si disputeranno dal 4 al 20 febbraio 2022.

In Cina
Dopo aver ospitato le Olimpiadi estive del 2008, con quelle invernali di quest’anno la Cina vuole trarre il massimo vantaggio sul piano politico, economico e turistico, con Pechino che diventa l’unica città a potersi fregiare del titolo di «città olimpica» sia per i giochi estivi sia per quelli invernali. Tutto questo è avvenuto nell’arco di quattordici anni, segno che i Giochi olimpici possono aiutare a capire anche lo scacchiere internazionale sul quale si muovono le grandi potenze. Al palmarès del leader cinese Xi Jinping, che aprirà ufficialmente la XXIV edizione delle olimpiadi invernali di Pechino, manca solo l’organizzazione dei mondiali di calcio che la Cina sembra voglia aggiudicarsi a tutti i costi per il 2030. In fondo ha già dimostrato al Comitato olimpico internazionale (Cio), il massimo organo sportivo, di avere efficienza organizzativa, capacità di controllo della pandemia e soprattutto nessuna contestazione dell’evento olimpico, contrariamente a quanto avvenuto a Tokyo per le olimpiadi estive, una triade di garanzia per il presidente del Cio Thomas Bach e della Fifa Gianni Infantino, che per l’assegnazione degli eventi sportivi internazionali prediligono i regimi forti.

Andreotti ’56
D’altronde ieri come oggi, quando si tratta di aggiudicarsi i Giochi olimpici non solo non si bada a spese, ma entra in azione anche la politica in tutti i suoi gangli istituzionali. Quando le olimpiadi invernali erano ancora agli albori e non avevano certo il significato di oggi, anche l’Italia si mosse sul piano internazionale affinché la VII edizione olimpica fosse assegnata a Cortina d’Ampezzo nel 1956, come testimonia un discorso di Giulio Andreotti, giovane sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, tenuto nel marzo del 1952 a Cortina in occasione dell’insediamento del Comitato interministeriale per le olimpiadi invernali: «Non posso dimenticare un episodio dell’anno scorso quando ebbi occasione di trovarmi in Egitto al Cairo per l’inaugurazione della Mostra del libro italiano… Ho visto la mattina dell’inaugurazione il Re d’Egitto, e la prima cosa che ha fatto è stato chiedere dove è Cortina», preludio a una tela internazionale che l’abile democristiano, pupillo del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, tesseva non solo per Cortina 1956, ma anche per le olimpiadi di Roma del 1960, dove proprio Andreotti tenne il discorso di inaugurazione all’Olimpico.

Le minoranze
Le olimpiadi invernali, come quelle estive, sono anche occasioni per le minoranze e le opposizioni che riescono così a dare visibilità ai temi per i quali si battono. Nel 2014 alle olimpiadi di Sochi l’opposizione russa denunciò la politica repressiva di Putin e la comunità Lgbtq+ la feroce persecuzione contro gli omosessuali. Per quanto riguarda Pechino 2022, la denuncia pubblica sul social network Weibo fatta pochi mesi fa da Peng Shuai, ex numero uno del tennis femminile mondiale, di aver subito violenza sessuale da parte del vicepremier cinese Zhang Gaoli, ha comportato dapprima la scomparsa della tennista e poi, a seguito delle pressioni internazionali, la sua breve apparizione in pubblico e la successiva dichiarazione di essere stata fraintesa. Un’occasione per il boicottaggio da parte di Usa, Inghilterra, Canada e Australia, che non manderanno i propri rappresentanti istituzionali all’inaugurazione delle olimpiadi invernali che ci sarà la prossima settimana.

Gli spioni
La guerra fredda prosegue sul piano psicologico, gli Usa accusano la Cina di possibile cyberspionaggio sui telefonini degli atleti che gareggeranno a Pechino e invitano a comprarne uno usa e getta nella capitale cinese, di contro la Cina denuncia che la variante Omicron del Covid-19 è stata introdotta a Pechino, nonostante le rigide restrizioni, da un pacco postale partito dal Canada e transitato negli Usa. I colpi bassi non mancano. Ai propri atleti giunti nella capitale cinese, la Germania vieta di consumare carne di maiale e di mucca, perché potrebbe contenere clenbuterolo, un anabolizzante che fa aumentare la massa corporea dei maiali cinesi, considerato un prodotto positivo dall’Agenzia dell’ Antidoping.

L’acrobata
La Cina, a conferma del proprio prestigio internazionale, vuole primeggiare anche nel medagliere, perciò non si è fatta scrupoli nell’ingaggiare la cinese Eileen Gu, atleta di 18 anni nata e vissuta a San Francisco, fino all’anno scorso sciatrice di punta della Federazione sci degli Usa. Eileen Gu gareggerà sotto la bandiera della Cina, perché è candidata all’oro in tre discipline nel freestyle caratterizzate da salti funambolici con lo snowboard e con gli sci: halfpipe, slopstyle e bigair. La diciottenne cino-americana non ha eguali in queste gare, nel 2020 ha vinto i mondiali.

Topi a cena
Un lungometraggio di Marco Bellocchio si intitolava La Cina è vicina, mai come oggi lo potremmo dire, visto che a chiusura delle olimpiadi invernali di Pechino il testimone passerà all’Italia per Milano-Cortina 2026. Il governatore del Veneto Luca Zaia ha mandato agli organizzatori un messaggio in cinese, un passaggio troppo brusco al mandarino per chi all’inizio della pandemia parlando la lingua della Lega disse: «Li abbiamo visti tutti, i cinesi, mangiare i topi vivi o altre robe del genere». Il Circo Bianco è cominciato da tempo.

Arriva la «valanga rosa» orgoglio dello sport
La delegazione Azzurra giunta a Pechino per le olimpiadi invernali è costituita da 119 atleti, equamente distribuiti tra uomini e donne.
Le caute previsioni del presidente del Coni Giovanni Malagò si aggirano intorno alle 11 medaglie, una in più di quelle conquistate nell’ultima edizione dei Giochi invernali di Pyeongchang nel 2018, ma il borsino prevede altro. Tutti vorrebbero che si ripetesse anche sulla neve l’exploit delle olimpiadi estive di Tokyo, che riguardo al medagliere ha collocato l’Italia ai vertici dello sport mondiale. A Pechino 2022, i più ottimisti vorrebbero che l’Italia conquistasse 20 medaglie, un record che gli Azzurri stabilirono alle olimpiadi invernali di Lillehammer nel 1994, ma sarà un traguardo difficile eguagliarlo, forse le medaglie potrebbero aggirarsi intorno alle 15, punto intermedio tra prudenti previsioni e facili entusiasmi.

La partecipazione incerta di Sofia Goggia, candidata all’oro nella discesa, come avvenne a Pyeongchang nel 2018, mette in forse anche la conquista di altre possibili medaglie da parte della sciatrice bergamasca, prima della caduta di Cortina, infatti, era prevista la sua partecipazione anche nel superG, nella combinata e come riserva nel Team event.

I vertici del Coni e della Federsci puntano molto sulle donne, divenute il fulcro dello sci Azzurro. Nel 2020 in occasione della Coppa del Mondo, salirono sul podio mondiale tre italiane: Bassino, Curtone e Brignone. Mai lo sci femminile aveva conseguito risultati agonistici di tale prestigio. Il quartetto si è completato con l’ aggiunta di Sofia Goggia, impostasi all’attenzione mondiale. Risultati che nel mondo dello sport italiano, votato tutto al maschile (sono solo due le donne presidenti di federazioni sportive del Coni), stentano a essere pienamente riconosciute nella loro portata storica e sociale, solo perché conquistati dalle donne. Il valore delle medaglie sembra essere inferiore a quello degli uomini.
Nei mesi successivi alle olimpiadi di Tokyo si è fatto un gran parlare delle medaglie conquistate, le donne sono state l’asse portante del successo dell’Italia, tante atlete hanno conquistato l’oro e sono salite sul podio più alto, ma l’attenzione è caduta spesso sulle medaglie di Jacobs e di Tamberi.

Il quartetto azzurro femminile che si è affermato a livello mondiale, affonda le sue radici nella «valanga rosa» che si impose tra la fine degli anni ‘70 e la metà degli ‘80 del secolo scorso. Sulle nevi dello Stelvio a vincere l’oro nella Coppa del Mondo del 1978 ad appena 17 anni fu Maria Rosa Quario, madre di Federica Brignone data per probabile oro a Pechino 2022. Quell’anno l’Italia piazzò sei azzurre nei primi otto posti, tra loro anche Claudia Giordani, argento olimpico a Innsbruck nel 1976 e vincitrice della Coppa del Mondo nel 1980 a Saalbach. Giordani capeggiava la «valanga rosa» un team che dal 1980 al 1983 vinse nello slalom per quattro volte di seguito la classifica per nazioni.

Nel 1984 fu Paola Magoni a vincere nello slalom l’oro alle olimpiadi invernali di Sarajevo, prima che la ferocia di Slobodan Milosevic distruggesse il modello interetnico della capitale bosniaca. Successo con medaglia d’oro che Magoni confermò nella Coppa del Mondo disputata a Pfronten nella Germania bavarese nel 1985.

Cinquant’anni fa in Giappone alle olimpiadi di Sapporo del 1972 la compagine femminile Azzurra venne esclusa dalla partecipazione per scarsi risultati. A Pechino anche la nuova la «valanga rosa» confermerà di essere l’asse portante dello sci italiano e internazionale.

Tornano le scope del Curling
Haiti e l’Arabia Saudita sono i due Paesi che partecipano per la prima volta ai Giochi invernali di Pechino con un solo atleta a testa. I Paesi partecipanti sono 89 con circa tremila concorrenti, agli atleti che saliranno sul podio saranno assegnate 109 medaglie. Tra le specialità sportive che esordiscono alle olimpiadi invernali di Pechino vi è il monobob femminile e il freestyle ski big air, mentre fino all’edizione di Pyeongchang del 2018 erano previste gare di bob femminile a due, per gli uomini a due e a quattro.

Per favorire l’uguaglianza di genere, il programma olimpico prevede ben nove gare con squadre miste tra queste anche il curling, sport che suscitò enorme curiosità tra gli italiani alle olimpiadi invernali di Torino 2006. L’attrezzo che il curler fa scivolare sul ghiaccio il più possibile liscio, fu chiamato ironicamente dagli italiani «il ferro da stiro». Curling e freestyle saranno le due specialità sportive che si disputeranno il 2 anziché il 4 febbraio, giorno di inizio di tutte le altre gare olimpiche. Sembra che l’Italia potrebbe avvicinarsi alla zona medaglia, ma nel curling a dominare sono i Paesi del nord Europa, la Svizzera, il Canada, senza sottovalutare i cinesi, che si cimentano per la prima volta in questo sport.

A Pechino saranno presenti all’inaugurazione anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala e quello di Cortina Gianpietro Ghedina, città sede delle olimpiadi invernali del 2026. I due primi cittadini insieme al presidente del Coni Giovanni Malagò lamentano che i lavori sono fermi e che si sono persi già tre anni preziosi. Il trio dimentica che uno dei motivi per cui sono stati assegnati i Giochi invernali a Milano-Cortina è che il 90% degli impianti erano già esistenti. La costruzione della nuova pista di bob a Cortina costerà 61 milioni, mentre occorreranno 400 mila euro all’anno per il mantenimento, un’altra cattedrale nel deserto che dopo le olimpiadi sarà lasciata a se stessa per mancanza di risorse e di praticanti.

Qualche giorno fa il governo Draghi ha dichiarato le olimpiadi di Milano-Cortina 2026 di «preminente interesse nazionale» sottraendo di fatto le opere alla valutazione di impatto ambientale. In Italia succede spesso: per una buona metà del tempo si sta fermi, poi si accelerano i lavori in nome dell’emergenza. A Milano-Cortina è stato assegnato già un miliardo di euro, nonostante si parlasse di olimpiadi a costo zero per lo Stato. Quanto a sperpero di denaro pubblico in Italia giochiamo sempre di anticipo, le olimpiadi del cemento sono cominciate da tempo.