Esplosione finale del Pd siciliano, diviso da mesi sull’appoggio al presidente Crocetta e ormai impazzito per il contraccolpo dell’arresto del deputato Francantonio Genovese. Il governatore riceve l’avviso di sfratto e passa al contrattacco con insinuazioni pesanti. Ma il suo governo della Regione è segnato. Questione di giorni: dopo il voto a Palazzo D’Orléans arriverà il redde rationem.

Da una parte il governatore, Beppe Lumia e la giunta. Dall’altra il Pd del segretario regionale Fausto Raciti, con cui ormai si devono schierare anche il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini e Davide Faraone, siciliano ’di peso’ nella segreteria renziana. Ieri i due invitavano Crocetta a moderarsi. Ma il tappo è saltato. Soprattutto quello di Crocetta, che dal palco di Gela, città di cui è stato sindaco e dov’è tornato a sostenere la candidata Michela Stancheris, sua assessora, ha attaccato a testa bassa Raciti e il professore Giovanni Fiandaca, candidato a sua volta, che nel suo ultimo «La mafia non ha vinto. Il labirinto della trattativa» smonta l’impianto accusatorio del pool di Palermo. Una bestemmia per il governatore, amico e sodale di Antonio Ingroia, già pm del processo sulla presunta trattativa stato-mafia. Crocetta è esploso: «Fianca negazionista», non si può chiedere di votarlo nella città che ha lanciato la più grande battaglia alla mafia mai promossa. È un insulto. Vergogna». Crocetta è un fiume in piena, Fiandaca per lui nega «tutta la storia della lotta alla mafia» e «l’intuizione di Pio La Torre».

Quanto al caso Genovese «le uniche persone che il Pd voleva espellere erano Nelli, Lumia e me. E sapete chi è che ha chiesto la nostra espulsione? Mirello Crisafulli. Chi sostiene Chinnici e Fiandaca? Mirello Crisafulli, Lillo Speziale e Antonello Cracolici, il rinnovamento del partito siciliano», ironico. E non è che l’inizio, promette: «In questi giorni abbiamo sopportato, ma adesso gliele canteremo. A dividerci è un’idea sociale lotta alla mafia. Il sistema di potere siciliano è in gran parte intriso di un sistema antico che ha distrutto la Sicilia e che noi vogliamo mandare a casa». Raciti a stretto giro replica: «inqualificabile» fare campagna contro i propri candidati, «l’idea per cui il Pd doveva essere subalterno a Crocetta è fallita», e ora «la reazione è mandare all’aria tutto». E lascia scivolare un sospetto sul governatore: «Non vorrei che qualcuno coinvolgesse il mondo dal sanità, pezzi dell’amministrazione e del governo nella campagna elettorale». Anche Fiandaca replica: accuse degne del «peggiore totalitarismo staliniano», viene aggredito perché «negli ultimi tempi ho stigmatizzato l’antimafia simbolica, utilizzata com strumento per carriere politiche o per fare affari».