Enrico Letta e Goffredo Bettini divisi sulle prospettive del governo Draghi. «Credo sia difficile che arrivi al 2023. Potrà tentare alcune riforme indispensabili: Pa, giustizia, fisco. Ma alla fine il carattere eterogeneo dell’alleanza porterà ad una crisi inevitabile», dice al Foglio il dirigente e ideologo del Pd. «Senza Draghi l’Italia affonda. Senza una ripresa della dialettica democratica, la democrazia si snatura. A partire da questi due dilemmi va risolto il problema».

Letta la vede diversamente: «La crisi post pandemia e l’impegno per realizzare riforme necessarie a investire i fondi del Recovery richiedono stabilità quindi, nell’interesse del Paese, è bene che questo governo arrivi alla fine della legislatura», ha detto all’Ansa il leader Pd. E al Colle chi andrà? «La questione è bene aprirla il giorno dopo Natale, non prima. Ora c’è da guardare al via libera dell’Ue al Pnrr, che è una grande occasione per il nostro Paese. Draghi sta guidando il governo in modo determinato ed equilibrato, ci sentiamo a casa: secondo noi deve durare fino al 2023».

E i rapporti tra Pd e Lega? «Dopo una prima fase molto turbolenta, dovuta all’atteggiamento di Salvini, nelle ultime settimane le turbolenze si sono abbassate e invito a continuare a fare così. Ma non ho nostalgie di “caminetti” tra i leader di partito». «Non vedo M5s come un fattore di instabilità per il governo – ha aggiunto Letta – Guardo con attenzione a quello che succede al loro interno, ma non entro nel dibattito interno, ognuno ha i suoi».