Poco nuvoloso al mattino, pioggia nel pomeriggio. Le previsioni del tempo per la giornata di oggi a Roma sono importanti. Non cogliendosi i segni di uno straripante desiderio di votare alle primarie del Partito democratico, anche qualche rovescio dal cielo potrebbe scoraggiare le masse. I seggi sono 193 diffusi in tutta la città. Resteranno aperti dalle otto del mattino alle dieci di sera, poi subito lo spoglio. I candidati sono due più quattro. Roberto Giachetti e Roberto Morassut si contendono la vittoria, con il primo favorito perché nel cuore dei renziani. Chiara Ferraro, Domenico Rossi, Gianfranco Mascia e Stefano Pedica hanno dato il loro contributo a movimentare il quadro. Scendono qui, senza farsi troppo notare. Il partito stà già guardando all’affluenza. Il primo segnale non è incoraggiante: nei giorni scorsi potevano registrarsi per votare i sedicenni e gli immigrati. L’hanno fatto in appena mille.

Non c’è solo il piombo nelle ali del caso Roma, dove il Pd è finito coinvolto nell’inchiesta mafia Capitale e ha poi pugnalato alle spalle il suo sindaco Ignazio Marino, scelto proprio nei gazebo dagli elettori democratici nel 2013 prima che da tutti i cittadini nelle elezioni amministrative. C’è anche l’evidente crisi dello strumento primarie, messe in dubbio recentemente anche dal loro primo e interessato fan che siede a palazzo Chigi. A Roma, nell’ottobre 2005, quando le primarie sbarcarono sul pianeta Italia, le schede andarono rapidamente esaurite. Votarono alla fine in 251mila (la gara era tra Prodi e Bertinotti). Da allora è cominciata la lenta ma costante epidemia di partecipanti. Sempre a Roma città nel 2007 (Veltroni versus Bindi e altri), quando il partito si chiamava già democratico, si presentarono in 180mila. Due anni dopo (Bersani contro Franceschini) furono 148mila. Una sorta di soglia minima, sotto la quale non si è più scesi, ma nemmeno saliti, nelle altre due primarie nazionali: nel 2012 (Bersani vincitore su Renzi) e nel 2013 (Renzi vincitore su Cuperlo): a Roma sempre 150mila elettori dichiarati dagli organizzatori, cioè dal Pd. Ma gli elettori erano stati anche meno quando, in quello stesso anno 2013, si erano svolte le primarie per la scelta del sindaco: Marino vinse su Sassoli e Gentiloni con un’affluenza di appena 100mila romani. È quello il precedente al quale si guarda oggi, l’unico omogeneo: un risultato scarso eppure difficilmente replicabile. Neanche il peggiore però. Perché di primarie ce ne sono state anche altre, più esattamente «parlamentarie» con le quali nel dicembre 2012 sono stati scelti i candidati del Pd alla camera. I votanti a Roma furono in tutto 41.600. Una uriosità: all’interno di quella conta Morassut e Giachetti si erano già sfidati. Vinse Morassut, con 4.537 voti, quasi 300 in più di quello che invece è il favorito di oggi. Il quale, un po’ per provocare e un po’ per prudenza, ha detto che considererebbe un buon risultato se oggi andassero a votare in 3.826. Cioè uno in più dei partecipanti alle primarie via web del Movimento 5 Stelle, quelle gestite da Casaleggio.

Giachetti, vice presidente della camera convinto con qualche fatica a impegnarsi nella gara per il Campidoglio, non riuscirà a dimenticare le beghe del partito romano neanche stamattina. Quando andrà a votare per ragioni di residenza in un seggio «volante», allestito in una piazza del quartiere di Monteverde nuovo. Malgrado alle spalle della piazza ci sia una sede storica del Pci oggi Pd, che però è segnata fra i «ribelli», cioè i contrari alla cacciata di Marino. Il commissario del partito Orfini evidentemente non se l’è sentita di affidare il seggio agli iscritti del circolo.
Giachetti e Morassut hanno concluso la campagna elettorale entrambi in periferia. Il primo a Corviale, il secondo a Torre Maura. «Vengo dal popolo e non sono stato benedetto dall’alto», ha detto Morassut, che ha poi insistito sul suo essere «un uomo di sinistra». Se dovesse vincere potrebbe creare un piccolo terremoto a sinistra. «Con Sel e Sinistra italiana – assicura – le porte del dialogo sono apertissime». Non con Stefano Fassina, che è il candidato in quel campo e che ieri ha presentato il programma: tra i due c’è stata ancora polemica. Fassina ha contro una parte di Sel, mentre non si sa cosa deciderà di fare Marino. Oggi esce allo scoperto la lista civica «Contaci»; l’ex sindaco ha detto che batterà un colpo dopo le primarie.