Tutti matti per il calcio. Il pallone come strumento per superare il disagio mentale e la solitudine. Correre dietro la palla, però, non basta, per vincere bisogna allenarsi, essere costanti, migliorarsi, accettare le regole e rispettare gli altri. Il calcio, allora, diventa terapia individuale e di gruppo fuori dal centro di igiene mentale per superare forme acute di disturbo mentale. Il campo diventa a tratti il luogo della terapia e l’alternativa ai farmaci. Lo sport, il calcio in particolare, non è solo movimento, ma soprattutto occasione per costruire una rete di relazioni sociali, in modo che non vi siano distanze tra i centri di igiene mentale e il territorio, tra i «matti» e l’ambiente circostante perché la salute mentale riguarda tutti.

A metà degli anni ‘90 si sono avute le prime saldature tra i centri di igiene mentale e le associazioni sportive presenti sul territorio. L’Uisp è stato l’ente di promozione sportiva che in Italia ha manifestato per primo una certa sensibilità al connubio tra sport e riabilitazione mentale e così sono nate le prime esperienze locali delle quali le più significative si sono avute a Torino, a Roma, a Parma e a Genova e successivamente in altre città.

Oggi quelle realtà si ritrovano a Cesenatico per un confronto calcistico nazionale che va sotto il nome di «Matti per il calcio». Nella città romagnola, dopo l’interruzione delle ultime due edizioni dovuta al Covid, dal 22 settembre si sono ritrovati a gareggiare squadre provenienti da varie regioni d’Italia. Sui campi di Gatteo a Mare (via Rubicone, 87), organizzati in tre gironi hanno dimostrato le loro abilità pedatorie le squadre Và Pensiero e Integriamoci (Emilia Romagna), Una ragione in più (Sardegna), Tempesta/Nizza Millevoci, Insuperabili e Terzo Tempo (Piemonte), Insieme per sport (Liguria), Global sport Lario (Lombardia), Percorsi Ovd (Abruzzo e Molise), Pionta Arezzo ( Toscana).

Tutti insieme
Non sarebbe vera terapia e un’esperienza profondamente basagliana, se il torneo fosse circoscritto solamente ai disagiati psichici, perciò nei tre campi di calcio a 7 allestiti a Gatteo a Mare, si sono cimentate squadre miste formate anche dai famigliari, da alcuni medici e dagli infermieri, in tutto circa duecento persone, che nel complesso hanno disputato venticinque partite, se consideriamo anche le finali che si giocheranno oggi.

A partire dal 2006 «Matti per il calcio»è diventato un appuntamento nazionale di promozione sportiva e sociale con l’obiettivo di arginare i pregiudizi e rompere gli ordini precostituiti per aprire nuovi confronti sul terreno dei modelli culturali.

«Nelle tre giornate di Matti per il calcio, in campo è prevalsa la gioia di vivere, il piacere di sentirsi pienamente cittadini – afferma Tiziano Pesce, presidente nazionale dell’ Uisp – senza che vi siano pregiudizi legati al disagio mentale. Incontrarsi attraverso lo sport, nel nostro caso il calcio, significa sentirsi squadra a pieno titolo, cioè acquisire la consapevolezza di sentirsi pienamente persone che fanno parte della comunità».

«Matti per il calcio» nasce dall’esperienza dello psichiatra Santo Rullo che all’inizio degli anni ‘90 del secolo scorso ha provocatoriamen te dato vita alla Nazionale di calcio delle persone affette da problemi di salute mentale. Da quella vicenda Wolfango De Biase ha realizzato un documentario premiato con il Donatello nel 2017 e l’anno scorso è diventato una fiction, Crazy for football – Matti per il calcio, trasmesso a novembre da Rai 1. Il protagonista è Sergio Castellitto, nel ruolo dello psichiatra Rullo, che si scontra con le istituzioni e soprattutto con i suoi colleghi medici, ma alla fine realizza il suo sogno: un campionato mondiale di calcio a 5 riservato ai pazienti con disagio mentale. Il film racconta i primi passi di Rullo/Castellitto, quando non c’era il campo di calcio dove allenarsi e la squadra non aveva neanche le magliette. Il ritiro precampionato, d’obbligo per ogni squadra di calcio che si rispetti, si svolge a casa dello psichiatra.

L’edizione di quest’anno di «Matti per il calcio», che si conclude oggi, è stata inserita nel più vasto programma della Settimana Europea dello Sport «Be Active», promossa dalla Commissione europea e in Italia dal Dipartimento per lo Sport e da Sport e Salute, l’organizzazione che fa capo al Mef e che si occupa della promozione e del finanziamento dello sport sociale.

Quali sono i vantaggi che i disagiati mentali traggono dalla partecipazione all’incontro nazionale di Cesenatico?
«Sono tre giorni in cui si sentono calciatori a tempo pieno – afferma Vittorio Bono, operatore psichiatrico del Comune di Torino e responsabile della squadra di disagiati mentali Tempesta/ Millevoci – imparano a gestire la gioia per la vittoria o la frustrazione per la sconfitta con più semplicità. Fanno un calcio vero, dove si vince, si perde, si suda. Per molti è un’esperienza importante perché consente di mettersi alla prova: si socializza, si mangia insieme, si discute animatamente sulle scelte calcistiche. Si tratta di ragazzi affetti da schizofrenia, bipolarismo, disturbi psichiatrici depressivi, insufficienza mentale. In occasione della partenza per Cesenatico in alcuni di loro i malanni si sono notevolmente amplificati, erano preoccupati di non essere in grado di stare con gli altri. Il nostro lavoro è di stimolo, di convincimento, di rassicurazione all’interno di un progetto che va verso la socializzazione, un aspetto fondamentale della loro vita. Tanti vengono da noi- conclude Bono- stanno insieme agli altri, ma poi si rinchiudono in casa con le loro manie, le loro fissazioni, i loro mondi, dove sono profondamente soli».
«Matti per il calcio» è un’esperienza che ha suscitato vasto interesse in varie parti del mondo, grazie all’ impegno dell’ Uisp, organizzazione sportiva da sempre attenta ai temi dell’integrazione sociale degli ultimi.