Condanna definitiva per Nicola Cosentino: l’ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi, uomo forte di Forza Italia (poi Pdl) in Campania, ieri è stato riconosciuto colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa dalla Cassazione, che ha confermato i 10 anni di reclusione chiesti dalla Procura generale. Il processo è quello Eco4: secondo l’accusa Cosentino, a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, è stato «il referente politico nazionale del clan dei Casalesi» lato Schiavone e Bidognetti, con i quali avrebbe siglato un patto per ottenerne l’appoggio elettorale in cambio di coperture e affari. In primo grado nel 2016 era stato condannato a 9 anni (i pm ne avevano chiesti 16).

Riavvolgendo il nastro, siamo all’epoca dell’emergenza immondizia: un enorme affare che ha arricchito imprenditori e clan devastando il territorio. Secondo i collaboratori di giustizia, Cosentino controllava Ce4, il consorzio che gestiva il ciclo dei rifiuti di 20 comuni casertani. Una gestione che, tramite appalti pilotati, finiva a imprenditori vicini alla camorra come la società mista Eco4 dei fratelli Orsi, referenti del clan Bidognetti. In cambio, i politici ottenevano assunzioni. Affari e posti di lavoro nei periodi elettorali si trasformavano in voti e vittorie.

Il pm Alessandro Milita nella requisitoria: «Nicola Cosentino era legato ai Casalesi da un saldo accordo politico-mafioso che, come si evince dal racconto dei collaboratori di giustizia, risaliva al padre e che permane ancora». Il padre di Cosentino aveva fatto fortuna nel secondo dopoguerra con i carburanti facendo affari con l’esercito Usa che all’epoca occupava il territorio. Il soprannome ‘O Mericano è poi passato al figlio Nicola, destinato alla politica, mentre i fratelli hanno continuato l’attività di famiglia. Ancora Milita: «Cosentino era il dominus del Ce4 attraverso il presidente Valente che, come collaboratore di giustizia, ha confermato tutto in aula; Cosentino ha fatto assumere nel Ce4, dunque con soldi pubblici, molte persone nei periodi pre elettorali orientando l’esito di numerose elezioni. Ciò che conta è che conoscesse bene la ‘mafiosità’ dei fratelli Orsi, legati ai Bidognetti». Al pentito Gaetano Vassallo Cosentino avrebbe detto: «L’Eco4 song’ io».

L’imprenditore Pietro Amodio ha poi testimoniato: «Nel periodo dell’emergenza rifiuti non si facevano gare d’appalto nel Consorzio di bacino Acsa Caserta 3, i servizi di raccolta e di bonifica venivano affidati direttamente, le cariche all’interno dell’ente venivano date in seguito ad accordi politici stretti da Nicola Cosentino che decideva ogni cosa nel consorzio; anche i clan inserivano i propri uomini. Le competenze non contavano, anzi nessuno, tranne rare eccezioni, aveva cognizioni tecniche, bastavano gli appoggi politici o camorristici».

I guai giudiziari di Cosentino hanno cancellato la sua carriera politica: assolto nei processi «Il principe e la scheda ballerina» e «Carburanti», è stato condannato a 4 anni per aver corrotto un agente in carcere; a 10 mesi per diffamazione e violenza privata nei confronti dell’ex presidente della regione Campania Stefano Caldoro. Anche qui un passo indietro: la crisi rifiuti segna la fine del secondo mandato Bassolino in regione, la vittoria del centrodestra nel 2010 è certa.

Cosentino si sente il candidato della coalizione ma da Roma arriva il no. Parte il dossieraggio contro Caldoro per cercare di azzopparne la candidatura ma la manovra diventa un autogol. Le accuse dei pentiti lo fanno finire nella lista degli «impresentabili»: il Pdl nel 2013 decide di non presentarlo alle politiche. Fuori dal Parlamento niente immunità. Cosentino non si rassegna e, a poche ore dalla consegna delle liste elettorali, fugge da Roma verso Caserta con gli elenchi della Campania. Denis Verdini e Nitto Palma dovranno inseguirlo in autostrada. Le cronache riportano i dialoghi: «Nicola, ascoltami bene: io e Denis stiamo venendo a Caserta». E lui: «Mi volete vedere in galera, eh? Mi fate schifo».