«Il tempo stringe», annuncia davanti agli eurodeputati il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni. Perché «con l’avvicinarsi delle elezioni europee e la disattivazione della clausola di salvaguardia, è urgente portare a termine questo dossier e fornire chiarezza alla politica fiscale. Tutti noi conosciamo i limiti delle vecchie regole». Detto fatto. Neanche il tempo di ottenere l’ok dell’Eurocamera, che il nuovo Patto di Stabilità passa già alla fase successiva. Quale sarà la versione finale, lo decideranno i negoziati con i governi dei 27, rappresentati in Consiglio, nel Trilogo iniziato pochi minuti dopo il voto – ma fissato in anticipo – nella stessa capitale alsaziana. Un passaggio rapido, con cui l’Aula recepisce l’urgenza sottolineata da Gentiloni e che risponde alla volontà di popolari, socialisti e liberali. Ma che registra molti distinguo a sinistra, targati soprattutto Verdi e Gue, il gruppo della Sinistra europea.

L’aula si esprime a favore del mandato negoziale con 431 sì, 172 contrari e 4 astensioni, riproducendo senza ulteriori modifiche la decisione presa in Commissione Economia dell’Eurocamera lo scorso dicembre. Una posizione «responsabile e realistica» secondo la relatrice popolare Esther De Lange, che lascia spazio agli investimenti. «Più flessibilità e no all’austerità», rimarca la relatrice socialista Margarida Marques, che sottolinea: «Qualsiasi proposta delle tre istituzioni Ue sarà comunque meglio del ritorno alle vecchie regole». Cioè al Patto in versione pre-pandemia, in occasione del quale fu sospeso (nel 2020).

A favore del via libera al mandato negoziale si sono espressi popolari e liberali e socialisti (con alcuni distinguo come quello del Pd Smeriglio) e tutta la destra. Contro, invece, M5S in blocco (tra i non iscritti), l’intero gruppo di Sinistra e dei Verdi europei, tra cui gli italiani D’Amato, Corrao e Pedicini. Proprio dalla componente ambientalista è arrivato nei giorni scorsi l’attacco più duro, sferrato dal co-presidente Philippe Lamberts. «Faremo di tutto per far fallire l’accordo sul patto di stabilità» aveva annunciato l’eurodeputato belga la scorsa settimana a Bruxelles nel corso di una conferenza stampa. Spiegando in questo modo la netta contrarietà degli ecologisti: «Soltanto per rispondere alla crisi climatica serviranno investimenti pubblici aggiuntivi pari all’1,5% del Pil ogni anno da qui al 2050. Se pensiamo di trovare queste risorse da tagli ai servizi sociali, sanità e istruzione, crescerà inevitabilmente il numero di chi si sentirà lasciato indietro».

Preoccupazioni condivise dagli esponenti della Sinistra europea. Attaccando la coalizione tra destra, liberali e socialisti che nel mezzo di una crisi sociale vuole imporre «nuovi piani di austerità» con tagli «al bilancio di ospedali, scuole e l’indebolimento della necessaria transizione ecologica», l’eurodeputato José Gusmao avverte: «Abbiamo urgente bisogno di un’Europa fondata su cooperazione, solidarietà, investimenti pubblici». E conclude: «Un continente che si serve della ricchezza dei più abbienti in favore di investimenti industriali, ecologici e sociali».