La certosa di San Lorenzo a Padula è una delle più grandi d’Europa: la costruzione venne avviata nel 1306 e completata nel 1779. Nel 1807, durante il decennio murattiano, l’ordine certosino fu soppresso e il complesso venne depredato. A cavallo delle due guerre mondiali fu usata come campo di prigionia. Adibita poi a sede museale, dal 2002 al 2004, con la rassegna Le Opere e i Giorni ideata da Achille Bonito Oliva, ha acquisito una collezione d’arte contemporanea allestita nelle celle, una volta abitate dai frati. Il complesso sarà ancora attraversato dall’arte contemporanea grazie al progetto Il Cammino delle certose. I percorsi dell’anima (fino al 21 ottobre), che mette in relazione San Lorenzo con la certosa di San Giacomo a Capri e San Martino a Napoli.

A Padula il percorso si snoda a partire dell’antica cucina dei monaci con la videoproiezione di Giovanni Anselmo Particolare (1972/1991), quindi la tela di Michele De Luca lungo il corridoio da cui si accede al chiostro grande. E ancora l’installazione di Lucilla Catania, in blocchi di terracotta, sistemata nel passaggio coperto tra il cimitero antico e il chiostro. Nel quarto del priore i moduli di Salvatore Emblema degli anni Settanta, i lavori di Ettore Spalletti e due tele di Claudio Palmieri. I dipinti di Sandro Sanna sul tema della luce sono nell’Archivium.

Nella corte dei granai l’installazione permanente di Maria Dompè Altum silentium, creata modellando lo spazio lungo le tonalità del verde, utilizzando il rumore dell’acqua e alcuni reperti lapidei appartenenti alla certosa. In occasione della mostra è stato ripristinato l’Orto dei semplici con essenze ed erbe officinali che riprendono la tradizione dell’ordine certosino. Infine, nella sala del Tesoro, il video girato da Vanessa Beecroft racconta la performance VB82 – Thirteen Christs, che si è tenuta lo scorso 14 luglio: nel refettorio tredici performers immobili su un tavolo mentre la processione di trecento interpreti hanno sfilato dall’ingresso della certosa fino al chiostro grande. Stasera, in occasione dell’inaugurazione della mostra, ci sarà il concerto di Markus Stockhausen.

A San Martino il filo conduttore è l’episodio biblico di Giuditta e Oloferne a partire dall’interpretazione che ne dà Luca Giordano nel 1704 nella volta della cappella del Tesoro. Di Luca Giordano sono esposti, per la prima volta nelle sale della certosa, tre studi preparatori: Giuditta e Rebecca, provenienti dagli Uffizi di Firenze, Abramo e Isacco salgono sul monte dalla Società napoletana di Storia patria. Le opere seicentesche (Carlo Saraceni, Artemisia Gentileschi, Guido Cagnacci, Jacopo Ligozzi, Giovanni Francesco Guerrieri) dialogano con i maestri del contemporaneo. La mostra, così, accosta Concetto spaziale di Lucio Fontana (1949) a Saraceni e Guerrieri, ragionando sul taglio come cesura e come fisicità del gesto. Femme Couteau di Louise Bourgeois (2002) evoca invece il tema della mutilazione ma ribaltata sul corpo femminile. La metafora del taglio torna anche nel Grande Ferro di Alberto Burri. Concludono il percorso le opere di Luca Maria Patella, Giacinto Cerone e Paolo Mussat Sartor.

Nella Certosa di San Giacomo a Capri al centro dell’esposizione c’è il dialogo tra spiritualità differenti: da un lato le istallazioni del grande volume Leviticus di Hermann Nitsch, che riflette sulla ritualità e sui misteri dei culti religiosi; dall’altro le incisioni di Vittorio Pavoncello dai libri della bibbia ebraica. Infine in mostra due opere di Vettor Pisani, Isola d’oro e Isola d’argento, realizzate pensando ai dipinti di Karl Diefenbach, esposti a Capri.