Con la potenza di una detonazione il virus ha rivelato cose che si potevano prevedere, ma che nessuno aveva previsto, o meglio che tutti (tranne poche eccezioni) avevano rimosso. Se si prevede, in senso proprio, si provvede.

Se si rimuove no. Se avessimo previsto, in Italia, avremo dovuto portare i posti letto di terapia intensiva da 1500 a 10000 e non avremmo smantellato la sanità pubblica.

Se avessimo previsto, in Occidente, avremmo evitato di delegare ai paesi asiatici la produzione di mascherine protettive solo perché è poco redditizia, in omaggio all’idolatria della globalizzazione. I governi, gli stati, i grandi del mondo non hanno previsto. Non avevano abbastanza immaginazione per vedere ciò che stava per accadere, e quindi per provvedere. Il loro fallimento è sotto gli occhi di tutti. Anche di quelli dotati di grande esperienza e formati alle alte scuole della politica. Figuriamoci gli altri, gli improvvisati demagoghi, i mestatori nel torbido, i cultori dell’ignoranza e dell’odio.

Alla vigilia della prima guerra mondiale, tutti sapevano quel che covava sotto la cenere, ma nessuno voleva vedere il disastro imminente. Per evitare la guerra, proseguivano la frenetica corsa agli armamenti. E continuavano a spartirsi il mondo in nome delle più pure logiche imperialistiche.

Fino a quel momento si erano mossi come sonnambuli: il colpo di pistola di Sarajevo li destò all’improvviso. Troppo tardi: procedendo a tentoni, avevano dato inizio a una strage da venti milioni di morti. Il discredito che ricadde su di loro aprì la porta a convulsioni e sussulti rivoluzionari generalmente abortiti e ad altrettante controspinte reazionarie dagli esiti micidiali.

Prima che col virus, il sonnambulismo delle classi dirigenti si è già manifestato col degrado del pianeta. Non sono mancati gli annunci, le previsioni scientifiche, gli incontri internazionali, i tentativi di accordo. Ma, rispetto alle dimensioni del disastro imminente, la velocità di reazione è più o meno a zero. C’è voluta un’adolescente svedese dotata di intelligenza e di un puntiglio fuori del comune a dare l’allarme con forza imprevista.

E ancora non sappiamo se servirà a qualcosa, se basterà. Greta non è una sonnambula, ma non è nemmeno una veggente: semplicemente non si gira dall’altra parte, punta gli occhi severi su quel che gli altri non vogliono vedere. Non è lei l’allucinata, sono gli altri gli irresponsabili.

Già perché, quando sono risvegliati dai fatti, i sonnambuli diventano funamboli. Si aggirano tra le rovine dicendo che non sta succedendo niente. Ballano sul ponte mentre il Titanic affonda. Guardate il povero Johnson, a ridere spavaldo poco prima di essere colpito da una folata di virus.

Guardate il gangster d’oltreoceano, a sbraitare che il riscaldamento globale è un’invenzione mentre si sciolgono i ghiacciai e a proclamare la superiorità dell’America poco prima di ospitare le fosse comuni. O il più dignitoso Macron, a darsi le arie dello statista consumato, uscito dalle grandi scuole dell’amministrazione, mentre indìce il primo turno di elezioni che non avranno alcun esito se non quello di sparpagliare sciami di particelle omicide sulla popolazione festante. Di fronte a tipi così, il nostro Conte, l’uomo venuto dal nulla, giganteggia per misura e buon senso.

Poi, ci sono quelli della seconda fila. I replicanti, gli improvvisatori, gli agitatori di mascherine. Quelli che non hanno alle spalle grandi scuole di amministrazione ma robusti staff di produttori di notizie false e di false paure. Quelli che conoscono l’arte di entrare nel cuore del popolo dopo averne stimolato i battiti più oscuri. Che ieri urlavano contro i vaccini e che oggi si danno l’aria di grandi promotori della scienza. Che sbraitano contro l’Europa matrigna, dopo aver detto che era la zavorra di cui liberarsi.

Quelli che proclamano il sovranismo a patto che non sia quello degli altri. Che rispondono agli stereotipi tedeschi col nazionalismo italiano. Se è così, siamo messi male. Non illudiamoci che dopo saremo migliori. Nel cuore della tragedia si spalanca lo sguardo sull’abisso, tutto sembra improvvisamente più chiaro, ma è da dimostrare che i prestigiatori battano in ritirata. E che, passata la bufera, ciascuno non torni a fare il suo mestiere, per indecente che sia.