Austerità, partono i saldi. Nella Gazzetta Ufficiale del 3 gennaio è stato pubblicato l’elenco completo degli immobili pubblici messi in vendita dal governo Letta a trattativa privata per racimolare il minimo indispensabile. Nelle intenzioni del «piano destinazione Italia», l’importo sarebbe pari a 1,2 miliardi di euro. Caserme, magazzini, palazzi, intere isole, sedi vescovili, caseggiati dell’ex Partito Nazionale Fascista, ville. Per un totale di 41 immobili a Bologna (la caserma Mazzoni) e a Roma (l’ex fabbrica d’armi di via Guido Reni e il palazzo degli Esami di Stato in via Induno). C’è Venezia dove sono in vendita le isole di Sant’Angelo delle Polveri e San Giacomo in Palude, e il palazzo Duodo. Ancora caserme in vendita a Bergamo (Colleoni e Montelungo), come a Pavia (Caserma Rossani e l’arsenale militare). Nella Firenze del segretario Pd, e sindaco, Matteo Renzi ci sono villa Tolomei e palazzo Buontalenti, insieme all’ex scuola di sanità militare-caserma Vittorio Veneto. A Trieste c’è la sede vescovile di via delle Monache. A Genova ci sono i caseggiati ex Pnf di via Giustiniani, via Rossi e Vico San Bernardo.

Il patrimonio immobiliare a disposizione a stato stimato 300 miliardi di euro. Il progetto è quello di «valorizzare» 350 immobili di cui i 41 in Gazzetta Ufficiale costituiscono una prima tranche. Ci sono altri due canali attraverso i quali il governo intende collocare «sul mercato» gli immobili. Il primo è quello degli immobili statali che non sono stati richiesti dagli enti locali entro il 30 novembre scorso nell’ambito dell’applicazione del «federalismo demaniale» stabilito dall’articolo 56 bis del «decreto del Fare». Il Demanio ha informato che sono arrivate 9.367 richieste per altrettanti immobili da parte di 1267 comuni, 27 province e 6 regioni. L’agenzia sta effettuando le verifiche sull’uso degli immobili richiesti dai comuni. Le operazioni dovrebbero terminare in autunno. Nell’elenco c’è di tutto: appartamenti e boschi, rifugi e castelli, 80 palazzi, e ancora caserme e altri beni della Difesa distribuiti in 300 comuni. In caso di vendita il 25% dell’incasso dovrà servire per ripianare il debito pubblico. Gli altri canali per sfruttare sul mercato il valore di immobili di pregio e di importanza artistica sono rappresentati dai progetti «Valore Paese» e «Valore Paese dimore». Il loro obiettivo è trasformare oltre 100 edifici e siti di valore paesaggistico per usarli, o trasformarli, in strutture turistiche. Sempre ammesso che si trovino acquirenti, capitalisti, multinazionali del mattone, banche d’affari. Per aggirare questa difficoltà, il Demanio sta pensando a formule diverse come l’affitto rispetto alla vendita o aalla cartolarizzazione com’è già avvenuto in passato con Scip 1 e 2 voluti da Tremonti nel 2001.

Un disastro descritto anche dalla Corte dei Conti. I profitti dalla vendita di 90 mila immobili statali dovevano essere pari a 11 miliardi di euro. Nel 2009 l’operazione è stata chiusa con un saldo da 1,7 miliardi, cioè dieci volte meno l’importo previsto. Il governo (cioè i contribuenti) ha coperto la differenza. Allora c’era la speranza della bolla immobiliare che è esplosa nelle mani degli speculatori di Stato. Oggi non esiste nemmeno quella «speranza». Il rischio è tuttavia sempre lo stesso: i profitti sono dei privati, le perdite sono del pubblico.