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Parola degli Avion Travel

Parola degli Avion TravelAvion Travel – foto di Giovanni Canitano

Musica Quindici anni dopo l'ultimo album di inediti, la band ritorna con «Privè», un progetto sopravvissuto alla scomparsa di Mesolella: «Gestire il dolore di una perdita è terribile ma allo stesso tempo ci siamo sentiti spinti, incoraggiati a proseguire. Sapendo che era quello che Fausto avrebbe voluto»

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 18 maggio 2018

«Due figure abitano questo disco: una amara e l’altra dolce. La prima sfugge alla canzone, la seconda la insegue. Una, diffida delle parole e l’altra si consegna alle parole stesse». È Peppe Servillo a introdurre il ritorno discografico degli Avion Travel, Privé (It Sounds Good, Warner Music)- in uscita oggi – che arriva quindici anni dopo l’ultimo lavoro di inediti, Poco mossi gli altri bacini, prodotto da Mario Tronco, un progetto costellato di collaborazioni e sopravvissuto anche al dramma della scomparsa di Fausto Mesolella: «Siamo insieme da tanti anni e siamo adulti – spiega Peppe D’Argenzio – e c’è questo rischio dell’imprevisto inesorabile. In realtà l’idea di tornare a fare un disco insieme è nata nel 2014 quando ci siamo ritrovati a suonare in un tour e con la formazione originaria. Il 30 marzo dello scorso anno ci siamo rivisti per ascoltare le canzoni e pianificare la pubblicazione, la sera stessa Fausto è morto». Lo shock è forte: «Gestire il dolore di una perdita è terribile ma allo stesso tempo ci siamo sentiti spinti, incoraggiati a proseguire. Sapendo che era quello che Fausto avrebbe voluto, abbiamo dovuto riposizionarci perché era chiaro che certe dinamiche sarebbero state diverse. Per cui non abbiamo cercato un altro chitarrista ma abbiamo ridimensionato il suono in cinque con l’aggiunta di un tastierista». Il titolo ha un significato ambivalente, usare storie private per leggere vicende collettive ma anche cercare un equilibrio tra privato e pubblico.

Privè è soprattutto uno scrigno prezioso fatto di undici canzoni e un extra musicale, quattro erano però state incise da altri artisti. Come Apri gli occhi scritto per Patty Pravo nel 2003 (e la diva veneziana ne è anche coautrice) che rispetto all’originale dai timbri elettronici, ritrova qui una definizione più acustica: «Forse all’epoca non avevamo la giusta maturità per affrontare un brano di questo tipo, fondamentalmente rock, ma nel riconsiderare i materiali per questo album abbiamo sentito il grande desiderio di riappropriarcene. A me gli occhi per essere nostra doveva essere asciugata, riflessiva, sussurrata. Anche se ha dei picchi di dinamica, c’è un suono più acido e elettrico ma al contempo anche una composteza che è una cosa ricercata da noi».

Caro maestro è uno dei vertici del disco, musica di Mesolella e testo di Servillo: «La figura del maestro manca a ognuno di noi, perché gli incontri sono determinanti e speriamo di averne ancora. Perché spesso il maestro non è quello che ti sceglie ma quello che ti capita, e di cui comprendi l’importanza solo quando è passato. Caro maestro è un pezzo che, come altri presenti nel disco, fa appello al valore che anche la parola cantata sia un modo autentico di mettere in relazione delle persone».

L’importanza della parola secondo Servillo è un tratto che caratterizza anche le generazioni di rapper della ondata trap: «Trovo che questi giovani artisti stanno facendo un lavoro sul valore della parola e della comunicazione che mi ricorda i cantautori. Una ricerca da non sottovalutare». Dentro la musica degli Avion si percepisce da sempre un forte immaginario cinematografico, culminato nel 2007 con l’omaggio tributo a Nino Rota: «È nel dna della nostra scrittura l’idea che la canzone possa suggerire sempre altro da sé, e che porta ovviamente al mondo delle immagini. E infatti i nostri arrangiamenti non sono mai fini a se stessi, imitativi. È qualcosa che deve amalgamarsi alla parola e deve aggiungersi per dare un senso al tutto».

La band è al lavoro sul nuovo spettacolo live per un tour che comincerà all’auditorium Fondazione Cariplo di Milano il 16 giugno per proseguire il 23 giugno a Portici (Napoli), al museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa e toccare numerose altre città italiane.

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