Alla Forestina si arriva percorrendo una strada di campagna, lungo canali d’irrigazione e campi di mais a riposo. Poco lontano un airone bianco vola. 16 ettari di bosco, 3 di orto biologico e altri 12 a pascolo. La Forestina, azienda agricola, agriturismo e Punto Parco, si trova a Cisliano, nel Parco Agricolo Sud, poco lontano da Milano. Gli studenti del milanese liceo classico Parini, che partecipano al progetto Braccia prestate all’agricoltura, ci sono arrivati in autobus. Hanno visto il paesaggio cambiare, dalle vie del centro storico ai campi in periferia.

L’INIZIATIVA E’ UNA delle azioni di Coltiviamo benessere, un progetto di Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) Milano, che coniuga salute della persona e del territorio. Vuole creare una rete tra aziende agricole, cittadinanza, scuola e istituzioni. L’obiettivo è diffondere l’attenzione a uno stile di vita sano, all’ambiente, alla sostenibilità nelle scelte alimentari e alla tutela del patrimonio locale.

IL PROGETTO CONNETTE CITTA’ e campagna, giovani e agricoltori del territorio, scienza e letteratura. Da un lato ci sono una decina di ragazzi del triennio superiore e dall’altro Niccolò Reverdini, imprenditore agricolo e scrittore, affiancato dai suoi soci Sebastiano e Silvia Canavesio.

LA PROPOSTA DI CIA MILANO HA TROVATO terreno fertile tra le insegnanti del Parini e ha incontrato l’interesse di una decina di ragazzi curiosi. Teresa Summa è la professoressa di latino e italiano che, insieme ad altre due colleghe, una della stessa materia e l’altra di scienze, accompagna i ragazzi nel percorso multidisciplinare di 16 ore, a scuola e in campagna. Il progetto si inserisce nell’ambito del Faber quisque: un sistema di flessibilità oraria, premiato come avanguardia educativa, che consente ai ragazzi di scegliere se rafforzare le loro conoscenze o seguire laboratori esperienziali.

«IL PROGETTO E’ ARRIVATO AL MOMENTO giusto» racconta Teresa Summa. Ragazzi e docenti, reduci dalla didattica a distanza, avevano assaporato il piacere di avvicinarsi alla natura e avevano ripensato lo studio dei classici.

NELLA PRIMA USCITA in campo Niccolò Reverdini, agricoltore ed ex studente del Parini, ha introdotto i ragazzi alla convivialità rurale e alla stagionalità. La ricetta della focaccia virgiliana è stata lo spunto per presentare le materie prime provenienti dalla cascina e dalle aziende agricole consorziate nel Distretto Neorurale delle Tre Acque: dalla farina al formaggio, dalle erbe aromatiche alle verdure dell’orto. «Virgilio accenna a questa pietanza nella seconda Ecloga delle Bucoliche» racconta Reverdini, è «un alimento destinato ai mietitori sfiniti dal lavoro».

HANNO SPERIMENTATO l’accoglienza: quella che Titiro, nella prima Ecloga delle Bucoliche, riserva a Melibeo, migrante privato delle terre a causa della guerra. Le cascine sono porti di mare e luoghi di incontro tra contadini, durante l’inverno.

IN CLASSE SI RAGIONA SUI TESTI, si scopre l’etimologia delle parole: «cultura» deriva da «colere», coltivare. Dalle Bucoliche alle Georgiche, dalle poesie di Pascoli a quelle di Emily Dickinson, fino all’opera dello stesso Niccolò Reverdini Anche l’usignolo. Vita di città, di bosco e di campagna, adottato come libro di testo.

GLI OBIETTIVI SONO MOLTEPLICI: sviluppare uno spirito critico e percepire il legame tra arte e natura. La relazione tra autori e realtà emerge chiaramente dalle osservazioni di Yohei, uno degli studenti partecipanti: «Ci siamo accorti di come gli autori hanno vissuto la terra: non erano chiusi nel loro studio, hanno visto quello che abbiamo osservato anche noi». Non mancano i temi scientifici: alimentazione sana, coltivazione biologica e sementi antiche. Agli studenti viene presentato il ruolo ecologico delle cascine e del bosco, il valore della custodia del territorio. Per i ragazzi è anche, e soprattutto, un’esperienza sensoriale e la prima gita fuori da scuola, dopo tanto tempo.

A CASCINA FORESTINA SI RIMANE sorpresi della ricchezza del paesaggio di pianura. Il Bosco di Riazzolo è una reliquia della foresta planiziale: querce, meli selvatici, carpini, viburni e biancospini. Nel bosco umido si contiene la diffusione delle specie alloctone (robinia pseudoacacia, ailanto) e i frutti spontanei vengono lasciati alla fauna selvatica.

LE BASSE CATASTE DI RAMI AVVIANO la catena alimentare: gli insetti cercano riparo, poi arrivano piccoli anfibi, la biscia d’acqua dal collare mangia le rane, il riccio si ciba della biscia e infine vi trovano giaciglio volpi e altri mammiferi. «Nel bosco si intrecciano vita e morte» spiega l’agricoltore, chinandosi a raccogliere una manciata di terra scura, ricca di materia organica, in grado di sequestrare anidride carbonica. «La vitalità del sottobosco, che comincia a fiorire dai primi di febbraio, non esisterebbe se non cadessero rami e foglie».

LA FORESTINA OSPITA UN ALLEVAMENTO di bovine Varzesi, una razza autoctona e antica. Fu abbandonata perché poco produttiva. Resistenti, vivono quasi sempre all’aperto: di giorno brucano nei prati, la sera vengono ricoverate nel bosco. Portano le corna e i vitelli rimangono al fianco delle madri fino allo svezzamento, poi, i maschi, dopo i due anni, sono destinati alla macellazione. La cascina alleva anche due varietà avicole locali: Pollo Milanino e la Mericanel della Brianza. Quando scende la sera si appollaiano su trespoli rialzati, per l’istintivo timore dei predatori, tenuti lontani grazie a reti interrate. Non mancano donnole, volpi e faine. A completare il paesaggio un laghetto ricco di anfibi, alimentato parzialmente da un pozzo.

«BRACCIA PRESTATE ALL’AGRICOLTURA» è uno dei tanti progetti a cui Cascina Forestina ha aperto le porte. L’azienda ha ospitato anche studenti dell’Istituto professionale Carlo Porta di Milano e organizza visite guidate per le classi. Collaborando con il Centro di mediazione al lavoro del Comune di Milano ha impiegato e impiega ex tossico-dipendenti, detenuti e giovani provenienti dall’Africa subsahariana. Uno di loro, Alì, originario del Ghana, oggi ha un contratto a tempo indeterminato e si occupa direttamente dell’orto, del bosco e dell’agriturismo.