La Francia mette 100 miliardi per rilanciare l’economia e torna alla pianificazione economica, con la rinascita del Commissariato al Piano e la nomina alla sua direzione di François Bayrou (grande elettore di Macron, effimero ministro della giustizia, indagato per frode sugli assistenti parlamentari). France Relance è un programma articolato in una settantina di progetti di investimento, diviso in tre grandi aree: 30 miliardi per finanziare la transizione ecologica, 34 per favorire la competitività delle imprese e 36 per la coesione sociale e territoriale.

Il piano equivale a 4 punti di pil su due anni e pesa tre volte tanto il rilancio che aveva fatto seguito alla crisi del 2008. 40 miliardi arriveranno dal Recovery Fund della Ue. «L’obiettivo prioritario sono il rilancio economico e la lotta alla disoccupazione» ha spiegato il primo ministro, Jean Castex. È un piano diverso da quello della Germania, presentato a giugno, che pesa 130 miliardi ed è basato soprattutto sul rilancio della domanda, con abbassamento dell’Iva e aiuti alle famiglie. Il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, risponde alle critiche dei sindacati che non apprezzano la scelta della politica dell’offerta: «Sarebbe stato più facile fare un piano di sostegno alla domanda, abbassando l’Iva di un punto e aumentando le prestazioni sociali, ma non è così che si prepara la Francia alla sfida del XXI secolo e che si rafforza lo strumento produttivo».

Il governo punta sulla reindustrializzazione e promette che non aumenterà le tasse. Le Maire, rispondendo a Laurent Berger della Cfdt, ricorda che sono già stati versati 28,5 miliardi a sostegno della disoccupazione parziale, evitando ai francesi di subire troppo duramente i primi mesi della crisi del Covid. Inoltre, i francesi nei mesi del lockdown hanno risparmiato 100 miliardi e neppure adesso si stanno precipitando nei consumi. I sindacati criticano gli aiuti troppo generosi alle imprese (20 miliardi, dopo che dall’inizio della crisi le grandi imprese ne hanno già ricevuti 43 di aiuti), senza nessuna contropartita, né sul piano della svolta ecologica né su quello dell’occupazione.

Il governo spera che già con le prime misure – un terzo dell’ammontare del piano sarà versato entro il 2021 – faranno aumentare l’occupazione di 160mila unità (la crisi dovrebbe causare la perdita di 800mila posti di lavoro).
Gli ecologisti hanno accolto con riserve la parte dedicata alla transizione ecologica. «È un primo passo», dicono i meno ostili. Il progetto comprende 11 miliardi per i trasporti, con una spinta per le ferrovie (trasporto merci e linee secondarie), più di 8 miliardi per l’energia e 6,7 per il rinnovamento termico dell’edilizia. Ci sono finanziamenti per la mobilità quotidiana, ancora soldi per l’auto elettrica e 500 milioni per l’economia circolare. L’idrogeno occupa una parte importante: 2 miliardi di finanziamento che saliranno a 7 entro il 2030. È una filiera da sviluppare, anche se restano molte riserve, visto che l’idrogeno sarà in gran parte prodotto a partire dall’energia nucleare.

Bayrou, alto commissario al Piano, avrà un ruolo di coordinamento. Il Commissariato al Piano è nato in Francia nel 1946 per guidare la ricostruzione post-bellica ed è stato soppresso nel 2006. France Relance, oltre ai 40 miliardi di fondi Ue, troverà i soldi aumentando il debito, che salirà al 120%. Il debito dovuto al Covid sarà collocato in una struttura ad hoc e rimborsato sul lungo periodo.