Dalla Giordania, prima tappa del viaggio in Terra Santa che domani e lunedì lo vedrà nei Territori palestinesi occupati e in Israele, papa Francesco oggi ha lanciato un appello alla fine della guerra civile in Siria e alla ripresa delle trattative tra Damasco e le opposizioni. «Rinnovo il mio più accorato appello per la pace in Siria, si abbandoni da parte di tutti la pretesa di lasciare alle armi la soluzione dei problemi e si ritorni alla via del negoziato», ha detto Bergoglio incontrando a Betania, sulle rive del Giordano, un gruppo di 600 profughi siriani e di giordani disabili. La soluzione, ha aggiunto il pontefice, «può venire unicamente dal dialogo e dalla moderazione, dalla compassione per chi soffre, dalla ricerca di una soluzione politica e dal senso di responsabilità verso i fratelli». Il papa ha anche rivolto un duro attacco ai mercanti e a chi produce di armi. «La radice del male è l’odio e la cupidità – ha detto parlando a braccio – del denaro, delle fabbriche e delle vendite delle armi. Chi dà ai Paesi in conflitto le armi per continuare il conflitto?», ha chiesto. Quindi ha aggiunto: «Dobbiamo avere una parola per questa povera gente, questi criminali, perché si convertano».

La preghiera di Bergoglio sul fiume Giordano
La preghiera di Bergoglio sul Giordano

Domani Bergoglio si trasferisce nei Territori palestinesi occupati da Israele, paese che rientra tra i principali produttori ed esportatori di armi. Vedremo se punterà l’indice contro i mercanti di morte anche a Betlemme chiusa dal muro israeliano – dove, dopo l’incontro con il presidente dell’Anp Abu Mazen, celebrerà la messa davanti alla Basilica della Natività e visiterà il campo profughi palestinese di Dheisheh – e a Gerusalemme dove si trasferirà in serata. I palestinesi vorrebbero ascoltare dal “papa dei poveri” parole nette a sostegno dei diritti dei profughi del 1948 e contro l’occupazione israeliana e non solo appelli alla pace e a migliorare le condizioni di vita di chi soffre. Rimarranno in gran parte delusi. Bergoglio non andrà oltre ciò che ha annunciato nei giorni scorsi il segretario di stato Pietro Parolin. Il Papa ribadirà la posizione del Vaticano che sostiene da una parte il diritto di Israele di esistere in pace e sicurezza; e dall’altra il diritto del popolo palestinese di avere una patria sovrana e indipendente. Riaffermerà anche il carattere sacro e universale di Gerusalemme.

Il momento più significatico di questo viaggio in Medio Oriente perciò sarà l’abbraccio, alla Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, tra Bergoglio e il patriarca ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo I, a 50 anni dall’incontro solenne tra Paolo VI e Atenagora che deliberarono l’abrogazione delle antiche scomuniche seguite allo Scisma d’Oriente. Lunedì è prevista la visita a Gerusalemme e in Israele. Dopo l’incontro con il Gran Mufti islamico alla Spianata delle Moschee e la visita al memoriale dell’Olocausto, Bergoglio avrà colloqui con i leader religiosi ebrei, con il presidente Shimon Peres e il primo ministro Benyamin Netanyahu. Un punto particolare del programma in Israele è la visita al Monte Herzl. Secondo i siti della destra estrema israeliana, il papa deporrà una corona di fiori sulla tomba di Theodor Herzl, il fondatore del movimento sionista. Un gesto, spiegano questi siti, volto a chiedere “scusa” per il mancato sostegno dei suoi predecessori al progetto sionista in Palestina. Fonti della Chiesa cattolica a Gerusalemme non confermano e spiegano che la visita al Monte Herzl rientra nel programma di tutti i capi di stato in viaggio ufficiale in Israele.