Sessanta primavere: Paolo Fresu, che definire trombettista è riduttivo, le festeggia con complesse e articolate operazioni. In esse albergano poca celebrazione e molta prospettiva, oltre al coraggio e allo slancio nell’accettare nuove sfide nell’espressione artistica e nella comunicazione quando il Covid-19 detta le circostanze. Impossibile un recital live ma non un evento concertistico registrato – Musica da lettura, dalla Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna – che sarà diffuso oggi, giorno del compleanno dell’artista (audio su https://www.youtube.com/c/paolofresuofficial; video stasera, ore 21.15, su Rai5). Fresu unisce la sua ultradecennale indagine sonora dei luoghi – qui è l’amata Bologna, attraverso uno degli edifici più significativi per la città e l’università felsinea – con la produzione teatral-musical-cinematografica (in sintonia con quanto sta facendo Mario Martone al teatro Costanzi di Roma). Saranno suoi complici Alessandro Bergonzoni, il quartetto Alborada, Dino Rubino, Daniele di Bonaventura e Marco Bardoscia.
L’INCROCIO FERTILE tra le arti e i linguaggi è una delle costanti nella policroma poetica fresiana. Proprio quest’intreccio, vitale e visionario, esprime il cofanetto P6OLO FR3SU sempre da oggi disponibile su etichetta Tuk Music. Dal formato di un libro (16 X 16), il cofanetto agisce sui piani della musica, del linguaggio, dell’arte/immagine. C’è il passato, la storia con la ristampa di un album introvabile, l’ispirato e lirico Heartland, edito nel 2001 e realizzato con David Linx e Diederik Wissels, più quartetto d’archi, Palle Danielsson e Jon Christensen. Maggiore spazio al presente con The Sun on the Son che documenta su cd un raffinato trio cresciuto nei recital unendo musica da camera, Brasile, jazz, Sudamerica e canzone: Paolo Fresu, Daniele di Bonaventura e Jaques Morelenbaum.
Il jazz come «codice aperto» trova un’altra testimonianza nel cd Heroes. A tribute to David Bowie. Qui si celebra anche la progettualità del trombettista che – come in John Coltrane – non nasce a tavolino ma dalle relazioni e dagli incontri, dalle commissioni. Quella del comune di Monsummano Terme (che ospitò nel 1969 un debuttante Bowie) dà origine al progetto Heroes, realizzato con l’attivo contributo di Petra Magoni, Gianluca Petrella, Francesco Diodati, Francesco Ponticelli e Christian Meyer. Rock e elettronica, improvvisazione, voce ed elaborazione del suono delineano un percorso creativo che va da Let’s Dance a Rebel Rebel, rendendo omaggio al Duca Bianco.
LA MUSICA E LE ARTI, si diceva. PA6OLO FR3SU va, infatti, attraversato e assaporato attraverso le foto di Roberto Cifarelli, le 60 parole (in italiano, inglese e sardo; linguaggio grafico il Leet) che disegnano una mappa geo-sonora-emotiva, le immagini delle varie copertine opera di Oscar Diodoro, Severino Salvemini, Carla Gambarresi e Giorgia Rizzo, arte visiva pura. Un cofanetto che è una «summa» tale di una poetica in continuo divenire come quella di Paolo Fresu: essa prevede un lavoro individuale/collettivo, intergenerazionale e interculturale in cui il jazz è crocevia e «codice aperto». Nel 2021 (il 18 ottobre) compirà sessant’anni un altro trombettista-compositore, Wynton Marsalis: a differenza dell’artista di Berchidda, Marsalis considera il jazz un «codice chiuso» e ciò può condure solo, come nel suo caso, ad un seppur splendido manierismo.