Nei racconti ucronici assistiamo al deragliamento del tempo reale ritrovandoci in un altrove ipotetico, uno scenario alternativo i cui eventi rispondono alla domanda «cosa sarebbe accaduto se?». Di quelle trame abbiamo familiarità letteraria e cinematografica, e non ci aspettiamo di ritrovarle in forma canzone. Ma non è forse un altrove ipotetico anche quello di Paolo Conte? La sua grammatica musicale apparteneva già al passato, quando decise di farne cifra stilistica, eppure nella sua poetica gli anni ruggenti del jazz non sono mai tramontati. In quella realtà parallela il Mocambo è ancora aperto e tra le sue pareti sempre più immateriali...