«Bello vero?» Il leggendario sigaro sempre spento tra i denti, le gambe lunghissime accavallate e l’espressione soddisfatta. Melvin Van Peebles, padre riconosciuto e zingaro aristocratico del contemporaneo cinema nero (di cui rimane una delle figure più eversive e pittoresche) è contento. Dopo un ventennio di gestazione, Panther, è diventalo un libro e anche un film. Simpatico, sornione, elusivo, cocciuto (nessuna risposta a cose che non avessero esplicita attinenza al film) e visionario. «Panther» è nato come libro: quando lo hai scritto e perché hai scelto il formato romanzo? Quando l’ho iniziato, non era nemmeno fiction: era fantascienza. L’idea mi è...