Ricorderemo forse per sempre le conferenze stampa delle 18 della scorsa primavera, con la sfilata quotidiana di esperti rigorosamente maschi a sciorinare i dati del giorno su casi, decessi, terapie intensive. Così come le ospitate di virologi, infettivologi, epidemiologi, anche loro rigorosamente maschi, impegnati in virili duelli intorno alle mutazioni di un virus o al numero dei tamponi. È difficile, invece, ascoltare il punto di vista delle donne sull’epidemia. Eppure, le laureate nelle discipline mediche sono il 58% del totale in Italia. Ma alle posizioni di vertice arrivano in poche, ancora meno quando si tratta di ruoli decisionali. Al massimo,...