Ancora un’edizione slittata in autunno, per Primavera dei Teatri. Le conseguenze del covid sommate ai ritardi della Regione Calabria hanno annullato la cifra distintiva della manifestazione organizzata da Scena Verticale a Castrovillari, aprire a maggio la stagione festivaliera italiana. E ancora per i due direttori artistici, Dario De Luca e Saverio La Ruina, questa 22esima edizione ha significato la reiterazione di un atto di resistenza.

Del resto, la compagnia Scena Verticale, che quest’anno compie trent’anni di attività, è abituata a resistere, avendo scelto di restare e operare in questo paesone alle pendici del Monte Pollino, un territorio in cui la progettazione culturale deve insinuarsi nelle griglie dei bandi regionali lanciati sempre fuori tempo massimo e a misura di eventi commerciali e pseudo turistici.

EPPURE Primavera dei Teatri mostra ogni anno un’intrinseca tendenza a espandersi, con nuove relazioni e collaborazioni. Su questa linea sembra ascriversi il prologo a Catanzaro (per la prima volta il festival fa una puntata nel capoluogo di regione, a due ore di macchina – con mezzi pubblici potrebbe volerci un’intera giornata!), con l’ospitalità degli spagnoli del Conde de Torrefiel e, tra gli altri, l’argentina Marina Otero, la brasiliana Renata Carvahlo e gli italiani Sciarroni e Gribaudi, per poi arrivare a Castrovillari e aprirsi, quasi simbolicamente, nel Castello Aragonese con La Ruina e il suo primo studio sul V Canto dell’Inferno dantesco.

Tra versi e proiezioni, si insinua la presenza canora di Cecilia Foti a rivelare la natura selvaggia dell’umano essere e dei suoi rovinosi sentimenti. La famiglia, i suoi legami e le interconnessioni, appare come il filo rosso che cuce il programma, da Perrotta e il suo Dei figli con una brava e affiatata compagine, a Michelangelo Bellani e Caroline Baglioni con una forse troppo lunga scrittura ispirata ai Sei personaggi pirandelliani, a Roberto Latini sacrificato nel sodalizio con Dammacco e Balivo. Fino a Real heroes e immergersi, con cuffie e visori di realtà virtuale, nel dolore di padre al tempo dei fascisti cileni, seguendo una bandiera rossa.