Due decisioni molto attese nello stesso giorno, una definitiva e una provvisoria, che riguardano la prima e la seconda ondata dei gravi problemi che hanno investito il Csm.
Il primo è stato un vero e proprio scandalo, quello delle nomine pilotate ai vertici degli uffici giudiziari, al centro del quale c’era la figura dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, rimosso dall’ordine giudiziario dalla sezione disciplinare del Csm nel dicembre dell’anno scorso. Contro quella che è la massima sanzione interna all’ordine, Palamara – che è stato nel frattempo rinviato a giudizio a Perugia per corruzione – aveva presentato ricorso in Cassazione e le sezioni unite gli hanno dato torto. Ricorso respinto con una lunga sentenza depositata ieri in cancelleria. Palamara è stato condannato a pagare anche le spese e il suo addio alla toga è dunque definitivo.

Il secondo caso riguarda invece il pubblico ministero Paolo Storari per il quale il procuratore generale della Cassazione aveva chiesto la misura cautelare del trasferimento di urgenza per una serie di illeciti disciplinari al cui centro c’è l’aver consegnato a un (ex) consigliere del Csm (Piercamillo Davigo) copia dei verbali di interrogatorio secretati. È la nota vicenda delle accuse dell’avvocato Amara, ma è la prima volta che la sezione disciplinare del Csm se ne è occupata e ha respinto la richiesta del procuratore generale Salvi. Storari dunque può restare a Milano.

Si tratta in questo caso di una decisione provvisoria, il collegio disciplinare del Consiglio superiore era chiamato ad esprimersi solo sulla misura cautelare. Nel merito giudicherà più avanti, parecchio più avanti visto che si dovrà aspettare il procedimento giudiziario vero e proprio. Anche di questo caso infatti si stanno occupando le procure. Quella di Roma per la fuga di notizie e quella di Brescia che indaga Storari per rivelazione di segreto di ufficio – e contemporaneamente indaga anche il capo dell’ufficio con il quale Storari è entrato in contrasto, il procuratore di Milano Francesco Greco, per aver ritardato l’avvio delle indagini sulle accuse di Amara (la ben nota vicenda della presunta loggia “Ungheria”).

La sezione disciplinare ha deciso in una composizione integrata dai supplenti per le astensioni dei tanti consiglieri che erano entrati in contatto con Storari, tra i quali anche il vicepresidente del Consiglio Ermini. Sostituito dal consigliere (in quota Lega) Basile, mentre l’altro laico era il consigliere relatore Donati (5 Stelle). Il Csm ha stabilito che Storari, parlando con Davigo, non ha espresso, contro Greco, «una chiara accusa di omessa iscrizione o di inerzia investigativa», ma solo «la preoccupazione sulle modalità di gestione del procedimento». In definitiva per i giudici disciplinari la vicenda «non è sintomatica di una situazione che possa pregiudicare la buona amministrazione della giustizia». Anche perché Storari «dal mese di gennaio lavora presso un altro dipartimento rispetto a quello coordinato dall’aggiunto Laura Pedio», che condivideva l’indagine su Amara e che invece sostiene le ragioni del procuratore Greco.

Non è la prima volta che l’organo di disciplina respinge una richiesta cautelare del procuratore generale della Cassazione, ma in questo caso si tratta di una vicenda assai grave soprattutto perché sta spaccando la procura di Milano (come testimonia la lettera di sostegno a Storari e di implicita critica a Greco sottoscritta da 250 pm). Va però notato che il pg Salvi ha chiesto la misura cautelare del trasferimento solo per quattro dei cinque rilievi disciplinari avanzati contro Storari (oltre ai due citati, il fatto di non essersi astenuto immediatamente dall’indagine sulla fuga di notizie nata dai documenti da lui stesso consegnati e il fatto di aver coinvolto il Csm senza rispettare le procedure formali). È rimasta fuori, e dunque non ancora giudicata, la vicenda più grave, la rivelazione del segreto di ufficio attraverso la consegna materiale dei verbali a Davigo. Circostanza sulla quale dovrà esprimersi, per prima, la giustizia ordinaria.