Sono stati condannati all’ergastolo da un tribunale di Mingore dieci miliziani islamisti che il 9 ottobre del 2012 tentarono di uccidere Malala Yousufzay, la studentessa che, ferita con due compagne all’uscita di scuola, si è salvata per miracolo sollevando un’ondata di sdegno nel mondo che le ha poi fatto avere il Nobel.

La polizia pachistana aveva arrestato in settembre i dieci militanti del Ttp, i talebani del Pakistan che decisero l’uccisione della quindicenne che simboleggiava il diritto allo studio dopo un ordine di mullah Fazlullah, sanguinario comandante noto come «mullah Radio». Il giudice Amin Kundi li ha riconosciuti tutti colpevoli (la polizia ha trovato anche le armi) condannandoli alla prigionia più lunga in Pakistan (25 anni).

Ma se la giustizia fa in parte il suo corso (Fazlullah è latitante) un sondaggio su un recentissimo caso – l’assassinio pochi giorni fa a Karachi dell’attivista Sabeen Mahmud – rivela il grado di sfiducia dei pachistani: quasi l’80% ritiene infatti che Sabeen di giustizia non ne avrà. Raggiunta nella macchina dove viaggiava con la madre all’uscita di un dibattito nel Belucistan organizzato da T2F, un centro culturale di cui era l’animatrice, Sabeen è stata giustiziata da due motociclisti venerdi 24 aprile con quattro pallottole (la madre è salva). Le autorità di polizia ha confermato che di attentato omicida si è trattato. T2F è una storia di successo a Karachi: con mostre, incontri e dibattiti, è un centro vivace della cultura cittadina. Ma quello di Sabeen non è l’unico caso.

Tra gli omicidi recenti, qualche giorno dopo la morte di Sabeen, Syed Wahidur Rahman, docente della Università di Karachi. La colpa? Essere sciita. Così come l’avvocato Ali Hasnain Bukhari, lui pure sciita e attivista del Muttahida Qaumi Movement (Mqm), Stessa tecnica e stessa colpa, oppure quella di essere il legale di un movimento rivale. Ma a far le spese della violenza politica, islamista o settaria ci sono anche professori di diritto islamico: è il caso di Shakeel Auj, rettore della stessa università di Syed ucciso nel settembre del 2014 mentre stava andando al consolato iraniano. Per la polizia una madrasa di Karachi aveva emesso una fatwa contro di lui per blasfemia. Colpevoli e mandanti sono rimasti impuniti.