Una «Carta dei diritti» per «rendere più giusta» RyanAir. Per la prima volta i lavoratori della low cost irlandese di tutto il mondo si sono incontrati. Ieri e martedì a Dublino sindacati e lavoratori degli assistenti di volo e del personale di terra di 12 nazioni diverse hanno discusso le loro condizioni di lavoro. La riunione si è conclusa ieri mattina con due documenti: una Carta dei diritti e una lettera al responsabile del personale della compagnia che Micheal O’Leary dirige da 24 anni.
La «Ryanair crew charter» parte ricordando i «130 milioni di passeggeri» trasportati lo scorso anno. Poi parte con le richieste «sulle condizioni economiche»: «una giusta paga che rifletta il lavoro che facciamo», «anzianità aziendale», «indennità per i voli cancellati e gli spostamenti dell’ultimo minuto», «fine dei costi extra come acqua, cibo, uniformi» e «spostamenti», «giorni di malattia pagati» e «privacy sulle malattie». Tutte cose invece garantite della altre compagnie. La peculiarità di RyanAir è poi la «pressione» con cui l’azienda chiede agli assistenti di volo di raggiungere «obiettivi di vendite» durante i voli (bibite e cibo, profumi, Gratta e vinci): su questo la Carta chiede di «non mettere in competizione i lavoratori» e «di non basare promozioni o provvedimenti disciplinari» su questi parametri.
«RyanAir ha circa 13mila dipendenti totali: il personale di terra nelle 86 basi è molto poco, mentre gli assistenti di volo sono circa il doppio dei piloti – spiega Andrea Abbate, coordinatore RyanAir per la Filt Cgil – a tutti applica lo stesso contratto irlandese stipulato tramite una società terza con pagamento dei contributi versato a Dublino. Le condizioni di lavoro sono quindi identiche e abbiamo calcolato che rispetto alle altre low cost come Easy Jet o Norwegian la differenza di stipendio lordo è di 8-9mila euro all’anno e di 400 euro sulla paga base: 950 euro contro 1.350 con una paga per ora di volo di 17,13 euro».
Il bubbone RyanAir è scoppiato lo scorso anno quando i piloti – che hanno molto più potere contrattuale perché difficilmente sostituibili – hanno iniziato a protestare per le condizioni di lavoro. L’esodo verso altre compagnie ha provocato la cancellazione di migliaia di voli e RyanAir è dovuta correre ai ripari riconoscendo aumenti salariali e – contrariamente all’affermazione del settembre scorso di O’Leary: «Prima si ghiaccierà l’inferno» – addirittura quello dei sindacati.
«In realtà ad un anno di distanza la situazione è completamente bloccata – continua Abbate – a parte il contratto firmato in Inghilterra con il sindacato Unite che rappresenta sia piloti che assistenti di volo, nel resto d’Europa tutte le promesse di sedersi al tavolo con noi sono state disattese». In Italia RyanAir ha riconosciuto solo il sindacato autonomo Anpac (piloti) e Anpav, ma non i sindacati confederali, nonostante vari scioperi indetti dalla Fit Cisl.
Per questo motivo la due giorni di Dublino è realmente storica e ha dato vita ad una serie di richieste molto precise. «Per noi la più importante è quella di contratti nazionali che rispettino le leggi del paese di base e il pagamento dei contributi non in Irlanda». Per questo nella lettera firmata dal segretario della federazione internazionale trasporti (Itf) Stephen Cotton e dal suo omologo europeo Eduardo Chagas (Eft) indirizzata a Edward Wilson si ricorda «il ritardo senza motivazione» «nell’impegno di riconoscere i sindacati». La «richiesta di contratti collettivi» e «del diritto di sindacalizzarsi» viene ribadita «anche perché in paesi come la Polonia non hanno sindacati per gli assistenti di volo», precisa Abbate. La Itf «auspica una risposta», ma se non avverrà in tempi brevi «non escludiamo uno sciopero a livello europeo, anche se organizzato a livello nazionale», conclude Abbate.