«Come giudica i progressi femminili del suo secolo?», chiede una giornalista. «Ci vediamo tra mille anni!», risponde Bodil Begtrup, chiamata dalla Danimarca tra le otto donne del Consiglio economico e sociale delle Nazioni unite nella Commissione dei diritti umani. Insieme con altre e altri rappresentanti scriveranno nel 1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani. Sarà che il Novecento è il secolo breve, le conquiste sono state tante e importanti. Eppure, la strada da percorrere è ancora lunga.
Enrica Simonetti traccia il profilo di queste Marianne ne Le donne della Dichiarazione universale dei diritti umani (Manni, pp. 104, euro 13) in un agile e godibile saggio che ha il merito di portare alla luce storie dimenticate o sconosciute, matrici della nostra identità democratica.

SONO NATE in luoghi diversi e lontani. Hanno estrazioni sociali differenti, vivono in contesti umani talvolta incomparabili. Si sono incontrate intorno a un documento che ha cambiato (?) la storia dell’umanità. Trenta articoli che furono studiati con estrema cura, sotto il peso del dolore che l’umanità aveva sofferto negli anni barbari della Seconda guerra mondiale.
Non si somigliano tra loro, ma proprio per questo il contributo collettivo è stato fondamentale. A condurre i lavori di quella costituente umanitaria fu Eleanor Roosevelt, da due anni vedova. Una volta nominata presidentessa della Commissione dei diritti umani era diventata davvero la «First Lady of the World».

INDOSSA IL SARI, porta il bindi, la goccia sulla fronte, Hansa Mehta, scrittrice e sociologa, già nel 1922, a soli 25 anni, affianca due pilastri del riformismo indiano, Gandhi per l’indipendenza nazionale e la poetessa Sarojini Naidu per l’emancipazione femminile. I vent’anni sono in effetti l’età delle lotte ideali. Minerva Bernardino, diplomatica, partecipa giovanissima all’unione delle donne panamericane a Montevideo. Lottano per il suffragio universale. Ma anche contro le dittature come quella del generalissimo Tujillo a Santo Domingo negli anni ’30.
Begum Shaista Ikramullah fu la prima donna pakistana a rifiutare il velo. Si deve al suo contributo l’art. 16 della Carta, dedicato all’uguaglianza dei diritti nel matrimonio, memore della terribile pratica delle spose-bambine.
A Marie Hélène Lefaucheux, invece, va ascritto l’art. 2, incardinato sui diritti e le libertà, senza alcuna discriminazione. Partigiana francese, durante la guerra liberò il marito dalla deportazione, inseguendo un treno in bicicletta. Morì nel 1964 in un incidente aereo Lakshmi Menon, ministra del governo Nehru, docente universitaria, aveva sperimentato, durante le sue lezioni, la pratica di dedicarsi con i suoi studenti alla cucina, fermamente convinta dell’energia maieutica del pasto comunitario.
Infine, Evdokia Uralova, bielorussa, storica, attiva esponente della commissione nonostante il proprio paese, insieme all’Unione Sovietica, avesse scelto di astenersi nella votazione.

LA CARTA FU VOTATA il 10 dicembre 1948. A quel voto parteciparono i delegati di 58 paesi di tutto il mondo, ad astenersi furono soltanto in 8. Yemen e Honduras non parteciparono. Nessuno stato votò contro. L’Italia, purtroppo, non c’era. Entrò a far parte dell’Assemblea dell’Onu soltanto molti anni dopo, nel 1955. Eravamo agli albori della Guerra fredda e qualcuno sognava che un altro mondo fosse possibile.
Quest’aspirazione, come conclude la Simonetti, produsse «i trenta articoli irrinunciabili della Dichiarazione universale dei diritti umani, che non è una legge, non è una Costituzione, ma è l’essenza della dignità umana». Ciascuna di queste otto donne si fece portatrice di una scelta, di una battaglia, di una parola da aggiungere. Poi, il buio della memoria ha cancellato il loro ricordo, che questo libro tenta di ricostruire. Un recupero collettivo di tutte queste storie potrebbe lasciare meno solitari i diritti sanciti nella Carta che, ancora oggi, facciamo fatica a vedere realizzati e tutelati nella loro interezza. E questo conferma quale antico e stretto legame unisca l’eguaglianza femminile alle sorti delle libertà personali e dei diritti universali.