La prima volta l’ha annunciato a luglio, poi a ottobre, quindi l’ha ribadito a novembre e infine nel giorno della befana, durante una delle sue dirette Facebook. «Vengo a Palermo a consegnate tre ville confiscate alla mafia ai cittadini palermitani, speriamo che Orlando non le assegni ai migranti» ha chiosato il ministro Salvini. Tira di qua e tira di là, alla fine il sindaco non gliel’ha mandata a dire: le ville sono abusive. Gli uffici comunali non hanno dubbi. Al catasto di queste ville confiscate definitivamente cinque anni fa ai boss Salvatore e Giovanni Lo Cicero – in tre fanno oltre mille metri quadrati quasi a picco sul mare – non c’è traccia. Per i tecnici sono state costruite senza autorizzazioni, violando la norma sull’inedificabilità fino ai 150 metri dalla costa. Insomma, si possono solo abbattere.

E’ bastato poco, al sindaco, per aprire un nuovo fronte polemico col vice premier col quale è ai ferri corti per quel decreto sicurezza che Orlando ha deciso di sospendere, in attesa di approfondimenti da parte dell’ufficio anagrafe, perché «disumano e criminogeno» nei confronti dei richiedenti asilo che vivono a lavorano da anni in città. «Se stesse un po’ meno su Facebook e un po’ più al ministero saprebbe perché i suoi uffici non fanno la consegna», è la bacchettata del sindaco al ministro. «Siamo disponibili a farci carico di queste ville, ma il governo o il Parlamento devono prima trovare una soluzione che permetta di sanarle: così potremmo solo abbatterle», avverte Orlando.

Le ville, ognuna delle quali ha una superficie di circa 300 metri quadrati, sono state confiscate dopo una lunga battaglia giudiziaria; si trovano nella borgata marinara di Vergine Maria, a poche decine di metri dal mare. Quando a fine ottobre Salvini annunciò che sarebbe giunto a Palermo per la cerimonia di consegna, il Comune comunicò all’Anbsc di volerle assegnare al Centro servizi per il volontariato (Cesvop), all’Asp per l’assistenza dei minori autistici e alla Consulta comunale per la pace e la cooperazione. A quel punto gli uffici comunali avviarono le verifiche propedeutiche alla presa in possesso degli immobili scoprendo che al catasto non c’è traccia delle ville. Non solo: una trentina di appartamenti, pure questi confiscati alla mafia ma non ancora assegnati dall’Agenzia e che fanno parte di un elenco di circa 130 beni sui quali il comune di Palermo aveva dato disponibilità a farsene carico, sarebbero occupati abusivamente. Altri appartamenti invece sarebbero in affitto e il sospetto è che in alcuni casi la pigione potrebbe essere versata ai vecchi proprietari ai quali gli immobili sono stati confiscati. Insomma, il messaggio al Viminale è chiaro.