Blocco dei licenziamenti prorogato fino al 30 giugno per tutte le imprese; prolungamento ulteriore per le piccole e i settori non coperti da cassa integrazione ordinaria. In attesa di una riforma universale degli ammortizzatori.
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando delinea il suo programma in audizione al senato. E annuncia l’intervento più atteso che andrà a far parte del decreto Sostegno. Il blocco dei licenziamenti è in vigore da un anno ma sarebbe scaduto il 31 marzo. «Andiamo nella direzione di una proroga del blocco dei licenziamenti, che però nel caso dei lavoratori che dispongono di strumenti ordinari sarà legata ad un termine che sarà definitivo; per coloro non coperti da strumenti ordinari sarà agganciata alla riforma degli ammortizzatori sociali», spiega Orlando. Non ufficializza alcuna data ma la scadenza allungata alla fine di giugno è scontata.
In sostanza, per le grandi e medie imprese il prossimo blocco dovrebbe essere l’ultimo. Mentre resta prioritaria la riforma degli ammortizzatori sociali in senso universale e di semplificazione, su cui è già in corso il confronto con le parti sociali, ricorda il ministro, che punta ad un «accesso più rapido» e ad una «estensione della protezione», indipendentemente dal settore e dalla dimensione dell’impresa.
Prioritaria ora anche una più estesa campagna di vaccinazioni anche nel mondo del lavoro: «Abbiamo predisposto una intesa con le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, che utilizzi anche i medici aziendali nella somministrazione dei vaccini. C’è già un gruppo tecnico che sta lavorando per la predisposizione dei protocolli», annuncia Orlando, che per raggiungere questo obiettivo la scorsa settimana insieme al ministro della Salute Roberto Speranza, ed al Mise ha aperto il tavolo con le parti sociali.
Un modo per far marciare le vaccinazioni nelle aziende, accanto a quelle già predisposte sui territori, utilizzando anche la rete Inail (solo poche aziende grandi hanno un medico del lavoro). E che potrebbe vedere un accesso «più fluido» per le categorie di lavoratori più esposti al rischio contagio: i lavoratori dei servizi essenziali, a cui il ministro rivolge il ringraziamento per aver garantito, in particolare nei giorni del lockdown, il funzionamento delle attività necessarie.
Orlando rimarca poi la strada della concertazione e della partecipazione dei lavoratori nelle strategie di prevenzione del contagio che «ha mostrato di essere lo strumento più idoneo per fronteggiare anche i momenti più difficili». Un approccio – quello della partecipazione dei sindacati – che «va mantenuto», sottolinea, per valutare eventuali aggiornamenti dei protocolli sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, siglati un anno fa, anche in modo che «coinvolgano lavoratori non coperti seppur particolarmente esposti come i rider».
Centrale nel programma di Orlando è l’impiego delle risorse europee e l’attuazione del Recovery, in particolare sulla questione giovani e donne: «Dobbiamo scongiurare con tutti i mezzi il rischio di una generazione perduta», dice. Ma c’è anche una questione di genere «molto grave»: le donne, durante la pandemia, «risultano doppiamente discriminate sul mercato del lavoro». A gennaio, dalle comunicazioni obbligatorie del ministero, risultano «oltre 100 mila posizioni lavorative in meno occupate da donne rispetto a quelle occupate da uomini»: è l’effetto, sottolinea, di «accresciute difficoltà di conciliazione con i carichi familiari».
Di certo, lo stato di emergenza «non consente di abbandonare il ricorso a strumenti eccezionali», rimarca il ministro sottolineando che gli «strumenti straordinari» messi in campo dal governo precedente hanno consentito «in un anno drammatico una tenuta non scontata» del mercato del lavoro.
Non manca un richiamo alle grandi crisi, come ex Ilva e Alitalia, «su cui è necessario un salto di qualità».