Oriente Occidente 2020, 40 anni di storia. Un festival che ha fatto della città trentina di Rovereto un luogo di riferimento per la danza e i linguaggi della scena contemporanea. Il numero di artisti di valore passati e da molti scoperti al festival è sterminato. Motivo in più perché l’appuntamento di Oriente Occidente 2020 | 40 si annunci emozionante. Sottotitolo dell’edizione che si apre il 3 settembre (anticipazioni dal 28 agosto) per chiudersi il 12 è Corpo politico e corpo poetico, in risposta alla questione, oggi più che mai a rischio, della relazione tra i corpi nella «polis distanziata».

LANFRANCO CIS, direttore storico del festival affiancato dagli esordi da Paolo Manfrini scomparso purtroppo due anni fa, segnala: «nessuno streaming, lavoriamo sullo spettacolo dal vivo, molti artisti hanno accettato di fare due repliche invece di una senza cambiare compenso per dare la possibilità a più persone di vedere gli spettacoli nel rispetto delle disposizioni Covid. Abbiamo cercato soluzioni per continuare a presentare il “corpo vivo». Il programma è stuzzicante. Si parte con un debutto mondiale che esplora la relazione tra uomo e Intelligenza Artificiale: Centaur dello svedese Pontus Lidberg con il Danish Dance Theatre (3, 4), coproduzione del festival con il parigino Théâtre de Chaillot. «Ci interessano le neuroscienze e l’intreccio tra danza e nuove tecnologie» prosegue Cis. L’Intelligenza Artificiale, chiamata in Centaur David, è stata fornita di parecchie informazioni raccolte nei mesi di prova: in scena è rappresentata da una voce che influisce sulla coreografia. Curioso.
Altro sopraffino sperimentatore è il catalano Marcos Morau (6, 7), artista associato per il 2020 con la sua compagnia La Veronal. Debutta con Sonoma, dal latino ’soma’ più ’sonum’: uno spettacolo sulla voragine di una caduta attraverso l’urlo sonoro del corpo, un pezzo che si riallaccia al magnetico Le Surréalisme au service de la révolution ispirato nel 2016 a Luis Buñuel. Morau: «Una comunione con gli strati più irrazionali dell’umanità dove gli uniti gridano di separarsi e i separati cercano di congiungersi». Qualche assonanza con il nostro tempo emergenziale? Tra gli ospiti internazionali se Pep Ramis di Mal Pelo (9) torna al festival con un assolo, è la portata rivoluzionaria del Novecento di Merce Cunningham – di cui si sono celebrati nel 2019 i 100 anni dalla nascita e i dieci dalla scomparsa – a chiudere il festival con il Cunningham Centennial Solos: un evento che riprende la notte di danza del 16 aprile 2019 (data in cui Merce avrebbe compiuto 100 anni) ideata a Londra, New York e Los Angeles.

A RIPROGRAMMARLA per Oriente Occidente è l’ex danzatore di Cunningham, Daniel Squire: al teatro Zandonai dieci danzatori proporranno un arrangiamento di quaranta assoli tratti dal repertorio del maestro americano, oltre a una versione site specific per le vie di Rovereto (dal 10 al 12). L’omaggio si ricollega all’ospitalità storica di Cunningham al festival del 1987.

IMMANCABILI gli artisti italiani: la compagnia Abbondanza Bertoni è al teatro alla Cartiera con il nuovissimo ballo in maschera Hyenas, in giro per la città Daniele Ninarello, Luna Cenere, Cristina Kristal RIzzo, Francesco Colaleo e Maxime Freixas riflettono con eventi speciali sul tema chiave della relazione tra i corpi. E ancora novità per Michela Lucenti, Matteo Levaggi, e un inedito Peep Show dedicato a Cenerentola: soli e duetti per 14 spettatori alla volta, progetto curato da Antonio Viganò e il suo Teatro La Ribalta, coreografie ancora di Lucenti.

Programma completo sul sito: www.orienteoccidente.it