Il viaggio come necessità e desiderio di scoperta vive nella 41esima edizione di Oriente Occidente, festival che puntualmente trasforma in settembre la città di Rovereto in Trentino in un luogo di riferimento internazionale per la danza.
Si parte il 3, in scena fino al 12, ma già agosto è punteggiato fuori città dal progetto Sconfinamenti. Prossime tappe il 21 e il 22, con Nicola Galli, nel suo Mondo altrove, il 28 con Habitus di Camilla Monga. Spiega il direttore Franco Cis: «Sconfinamenti prende il titolo dall’incipit di un vecchio hit dei Nomadi, Anni di frontiera: “Sguardi all’orizzonte, per vedere dove è il futuro”. Sono passeggiate nella natura con performance e incontri, le prossime sono nel Parco Archeo Natura di Fiavé e nell’Area Archeologica Campi Neri di Cles: un’esperienza che si lega al viaggio, tema del festival di quest’anno. Dopo mesi di isolamento, come gli artisti, nomadi per definizione, abbiamo bisogno di vagabondare tra le molte incertezze che ci circondano, sentiamo la necessità di perdersi per ritrovarsi altrove, desiderosi di ritrovare il senso di comunità anche come pubblico. Guardare all’orizzonte per vedere dove è il futuro significa aprirsi alla curiosità, non aver paura dell’azzardo. Per questo mi piace proporre a Oriente Occidente sguardi eccentrici. Penso a Unwelt, di Maguy Marin, pezzo storico del 2006 in scena al festival l’11 settembre, rimontato con interpreti di allora come Ulises Alvarez e Laura Frigato, e mai visto in Italia: un lavoro molto bello, all’epoca del debutto fortemente sostenuto dalla critica, ma anche contrastato. Sono felice di vederlo rimontato. Non mi interessa un festival di hit parade, miro a un programma che abbia qualcosa da dire, anche con titoli che possano destabilizzare».

ALCUNI TITOLI: in apertura il 3 e il 4, in prima italiana, Political Mother Unplugged, riedizione per la Hofesh Shechter Company, Shechter II – ensemble giovanile composto da danzatori tra i 18 e 25 anni – del titolo rivelazione di Shechter, Political Mother, anno 2010. Un cult emozionante del coreografo israeliano residente a Londra, in replica a novembre al festival Aperto di Reggio Emilia.

Nei primi giorni di Oriente Occidente in programma anche molta danza italiana con Daniele Ninarello, Chiara Bersani, Michela Lucenti, in un corposo progetto sui Madrigali, Zerogrammi e Alessio Maria Romano che rivede il suo Choròs. Il luogo dove si danza per ottanta interpreti alla Campana dei Caduta: curiosità, l’appuntamento è all’alba, ore 6.00, il 4 e il 5. Carlo Massari, artista associato del festival per il biennio 2021-2022, debutta l’8 con la prima assoluta di Right su Le Sacre du Printemps di Stravinskij con la sua C&C Company. Un pezzo al femminile che denuncia la violenza domestica contro le donne nell’epoca della pandemia.

TRA LE PRESENZE internazionali, oltre a Wang Ramirez, María Muñoz e Pep Ramis, attenzione il 6 settembre al corrosivo gruppo di teatrodanza Peeping Tom, compagnia fondata da Gabriela Carrizo e Franck Chartier, conosciutisi più di vent’anni fa da Alain Platel. Inconscio e utopie, con una strizzata d’occhio al cinema di David Lynch per Dyptich: The Missing Door & The Lost Room, prima nazionale della rivisitazione di due lavori nati per il Nederlands Dans Theater nel 2013 (di Carrizo) e del 2015 (di Chartier). Una compagnia da non perdere, in tour tra settembre e novembre anche a Torinodanza e al festival Aperto di Reggio Emilia. Il viaggio di Oriente Occidente si completa come consuetudine con un fitto programma di mostre, installazioni, incontri.
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