Ah l’Italia! Paese di «santi, poeti, navigatori» stando alle parole di Cristoforo Colombo, ma anche «italiani, mafia, spaghetti, baffi neri e mandolino», come ci ricordano nei cliché all’estero, senza dimenticare le nostre declamate doti amatorie. Il fascino per la nostra terra, meravigliosa, è risaputo, anche quando il nostro popolo è oggetto di ilarità, tanto che i film italiani, persino nella ruspante serie B, sono stati imitati e studiati, hanno fatto scuola, da Scorsese a Tarantino. Così anche le altre arti, canzoni comprese. Può succedere per esempio che, inaspettatamente, come colonna sonora dell’acclamata terza stagione di Fargo salti fuori Prisencolinensinainciusol di Adriano Celentano o che, nello splatter francese Alta tensione, il regista Alexander Aja scelga per aprire le danze di morte l’allegra Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri. Tributi e omaggi che vanno anche in direzioni inaspettate tipo scoprire che Anthony Wong, star dei film d’azione di Hong Kong, nel mai uscito da noi Beast Cops del 1998, cupissima storia di poliziotti collusi con le Triadi, ad un certo punto si metta a strillare parolacce nella nostra lingua. Non stupisca perciò che, se Marco Masini rimette mano a Nothing Else Matters dei Metallica trasformandola nella delirante Chi se ne frega, all’estero le nostre canzoni siano oggetto di cover, mantenendo a volte persino l’italiano. O quasi, come vedremo.

MIRACOLI
I Maneskin hanno fatto parlare i giornali di tutto il mondo. Un miracolo rock tutto italiano, che, inarrestabile, ha conquistato prima il palco dell’Ariston, vincendo Sanremo 2021, poi l’Eurovision Song Contest portando l’Italia sul podio. Pop rock, rock alternativo, glam rock o hard rock, come li si voglia catalogare, i pezzi dei Maneskin viaggiano alla grande in tutto il mondo. L’estero li nota e la loro fama prosegue incessante: i quattro aprono il concerto dei Rolling Stones il 6 novembre 2021 con la loro Mammamia.
Ovvio che le loro canzoni, soprattutto la celebre Zitti e buoni, dovessero diventare oggetto delle cover più disparate. In Italia possiamo indicare, tra le più deliranti, una versione di Cristina D’Avena durante una puntata dello show Lui è peggio di me.
All’estero però a spiccare è soprattutto una impressionante versione di Zitti e buoni eseguita da una band coreana, le Rolling Quartz in un video quasi subito diventato virale. Jayoung, Arem, Hyunjung, Yeongeun e Iree, cinque ragazze che hanno esordito nel 2020 con l’intenso brano Blaze, un rock melodico che ha saputo ritagliarsi un posto importante nell’affollato mondo del K-pop, per poi farsi conoscere grazie a una serie di cover di successi stranieri come Bad Romance di Lady Gaga. La band ha stile, superiore ai gruppi femminili di idol che nascono e muoiono in Corea, ma soprattutto una voglia di fare musica travolgente grazie alla loro potente musica che rilegge i modelli personalizzandoli. È il caso di questo Zitti e buoni che, nella versione coreana, trova un’armonia inaspettata, una sinergia che coinvolge l’intera band e che crea vero rock, pulsante, vibrante, carico di energia e sensualità quasi fossimo davanti a un concerto delle Hole. Certo il loro italiano è da sorridere, ma è il ritmo, estremizzato ancora di più nelle chitarre elettriche e nella batteria, a farla da padrone. Le ragazze quasi amoreggiano mentre duettano, gli strumenti musicali diventano un oggetto sessuale, la nostra lingua viene dimenticata in un momento rap inedito, il pezzo più sentito, in coreano, sconosciuto a noi stranieri come il testo di Zitti e buoni lo è, probabilmente, per le Rolling Quartz.
Il fascino per i Maneskin non si ferma a questa band, anche le STAYC, acronimo di Star to a Young Culture, una band K-pop formata da sei ragazze: Sumin, Sieun, Isa, Seeun, Yoon e J., si sono lanciate, durante la web serie 1theK Originals, in un medley delle hit più forti del momento. Beggin’ spicca tra queste anche se il poco spazio dedicato a ogni brano lascia sospeso il giudizio sulla validità della cover.

BIZZARRIE
La Cina ha una tradizione di rifacimenti di successi stranieri, molti di questi efficaci al pari degli originali come il caso di Faye Wong che rifà in salsa cantonese Dreams dei Cranberries con Dream Lover, colonna sonora anche del cult movie Hong Kong Express. La voce della cantante, in questo caso, è eccezionale, tanto da non sfigurare con quella di Dolores O’Riordan ed essere, a sua volta, un classico orientale di un successo straniero.
L’Italia non poteva mancare all’appello anche se le canzoni scelte dai vari interpreti cinesi sono per lo meno bizzarre o comunque tra le meno ipotizzabili in una rivisitazione estera.
È il caso di Gioca Jouer che, nel 2006, con la complicità dello stesso Claudio Cecchetto, autore del tormentone anni Ottanta, vive una nuova dimensione internazionale. Viene fatto uscire un cd in cui questo brano viene reinterpretato in francese, inglese, spagnolo, tedesco e appunto cinese. A eseguire questa nuova versione del pezzo è il dj Fu Shuguang. Sulla canzone nulla da dire: se piaceva nell’originale, piacerà anche in versione mandarina, praticamente uguale. L’interprete del brano invece è un mistero: su di lui non si conosce nulla.
Curioso invece il caso dei The Flowers, una boy band pop rock e mandopop cinese, che ottenne un notevole clamore in patria, almeno finché non saltò fuori che molti dei loro successi erano plagi non dichiarati di altre canzoni. Tra queste ci fu anche Fuori dal tunnel di Caparezza che divenne Emperor’s Favorite così come una loro hit tra le più ascoltate, Xi Shua Shua, altro non era che K2G del duo pop giapponese Puffy AmiYumi. Nel caso del brano italiano i paragoni non esistono: il testo della versione mandarina è banale, l’arrangiamento non all’altezza dell’originale con l’aggravante di una certa mielosità teen pop dell’insieme. Caparezza stesso prese la cosa con ironia: intervistato da Fiorello a Viva Radio 2, raccontò che una volta, mentre era a un sushi bar, un cameriere afro-cinese lo riconobbe e gli regalò una copia del disco con la canzone-plagio.

ONDATA HORROR
In una vera ondata di orrori in cover non mancarono le inaspettate versioni cinesi dei Cccp-Fedeli alla Linea con Io sto bene stonata da un interprete da strada in un incredibile video virale su YouTube o di Fabrizio De André con Il pescatore trasformata nell’incredibile colonna sonora di un telefilm per adolescenti del 1991, Nobody’s Child, e interpretata dallo sconosciuto Albert Au. Meglio va a Laura Pausini: la rielaborazione della sua Vivimi ad opera di Yolanda Yuan è molto buona grazie alla calda e intensa voce dell’interprete e all’uso di una tonalità da pop tradizionale cinese.
Anche in Giappone le cover non mancano, anzi sono soprattutto le nostre hit degli anni Sessanta ad essere interessate. L’industria discografica giapponese è un vero e proprio show business nonché probabilmente la più vasta al mondo; i generi musicali variano dal rock alla salsa, dal tango al country e dal jazz al metal, tutti reinterpretati in stile giapponese ed assimilati alla cultura autoctona anche quando sono estere. Il kayokyoku, musica occidentalizzata, viene associato completamente alla musica giapponese, mentre la musica più vicina allo stile occidentale fu chiamata pop giapponese. Negli anni Sessanta i gruppi giapponesi imitarono i Beatles, Bob Dylan e i Rolling Stones assieme alla musica folk appalachiana, al rock psichedelico, al mod e a generi similari.
Tra le cover più interessanti di canzoni italiane spicca Getsuei no Napoli (1960) delle The Peanuts che rifà Tintarella di luna (1959) di Mina e Kyo wo ikiyo (1967) dei The Tempters con Piangi con me (1966) dei Rokes.
La band giapponese guidata dal frontman Shoken rivaleggiava con The Tigers per essere al primo posto nelle preferenze dei ragazzi giapponesi negli anni Sessanta. Calligrafica sin dal titolo (Viviamo oggi è il titolo in giapponese), la loro versione fa sicuramente riferimento a quella dei Rokes e non a Let’s Live for Today, uscita lo stesso anno, dei Grass Roots.