Cosmesi fa un buco, dice il titolo. L’avevamo lasciata a Santarcangelo, a fare un roof concert (il «fare» guida questa serie di performance). La ritroviamo a Dro, la formazione di Eva Geatti, impegnata davvero a scavare con vanga e piccone negli orti di fianco alla Centrale Fies. E buco sarà, alla fine, abbastanza largo e profondo da starci dentro con tutto il corpo. È solo una suggestione superficiale, questo scavare, ma non è un caso che le due storiche manifestazioni dedicate alle «performing arts», entrambe alla vigilia di anniversari importanti e più che mai vitali, si inoltrino talora in territori comuni.

IL MOLTIPLICARSI ad esempio di lavori per artista solo. Ecco il già premiato Gentle unicorn di Chiara Bersani, autoesposizione ironica e disturbante fra sguardi e gesti invitanti e gran finale di fiati. Ecco il performer coreano Jaha Koo ripercorrere in Cuckoo, il nome del cuociriso elettrico con cui divide la scena, la storia non semplice del suo paese (lo si rivedrà a Short theatre). Goodbye di Matsune Michikazu, giapponese basato in Austria dall’ingannevole aspetto un po’ nerd, condisce di gag la lettura delle lettere d’addio che tiene in mano, da un kamikaze allo scrittore Stefan Zweig in fuga dal nazismo. Hello, goodbye, cantano i Beatles. Però da qualche parte spuntano fuori anche le parole di Gramsci che dicono: in questo chiaroscuro nascono i mostri. Insomma, è meglio non fermarsi al primo sguardo. «Sono una collezionista, ho collezionato 230 amanti», dice la giovane portoghese Raquel André, alta e bella, e dunque anche credibile nel ruolo, dopo averne enunciato tutti i nomi. Ma dietro ai selfie spiritosi e alle tassonomie borgesiane della sua Collection of lovers urgono questioni più intime.

IPERNATURAL è stato quest’anno il titolo del festival diretto con la consueta intelligente sensibilità da Barbara Boninsegna. Evoca l’idea di organismi ibridi e mutevoli, che allargano i confini del reale. Ma che piacere poi ritrovare i tanti interpreti del bellissimo Crowd, la più recente creazione di Gisèle Vienne (il prossimo lavoro, Der Teich, tratto da un pezzo della Commedia di Robert Walser, debutterà in autunno). Quanti sono? Tanti. Una folla, come dice il titolo. Arrivano alla spicciolata, in una sorta di slow motion, sul terreno disseminato di rifiuti. Bevono, fumano, danzano, si accapigliano in un rallentato rave party. E si vorrebbe avere più spazio per raccontarli.