Matteo Orfini (Pd), mentre parliamo la nave Ocean Viking, con 104 naufraghi, non ha un porto in cui approdare. Ricominciano i rituali incivili?

Spero di no, spero che venga subito assegnato un porto, che è l’unico vero elemento di discontinuità fra questo governo e il precedente su questi temi: il fatto che vengano assegnati i porti senza psicodrammi. Si dovrebbe lavorare sull’automatismo, senza aspettare giorni, come prevedono le norme e il buon senso.

I due decreti sicurezza restano in vigore. Lei e Giuditta Pini avete depositato due proposte di legge per smontarli.

Contro quei decreti il Pd fece una battaglia durissima. Promettemmo di abrogarli appena avremmo avuto l’occasione. Oggi non possiamo limitarci ad accogliere le pur sacrosante raccomandazioni del Colle, abbiamo il dovere di una valutazione politica. E non possiamo che smontarli. Il primo, gravissimo, produrrà effetti drammatici: il non rinnovo dei progetti Sprar metterà per strada migliaia di persone, il che è l’opposto di una maggior sicurezza nel paese. E poi, si continua a morire nel Mediterraneo: abbiamo il dovere di rimettere in mare chi può evitare i naufragi. Chiediamo anche di abolire il daspo urbano.

I 5s non hanno dimostrato ravvedimento sulle politiche migratorie. Anzi giovedì a Strasburgo hanno regalato ai sovranisti una risoluzione anti Ong.

Hanno fatto peggio: la norma ribadisce che il salvataggio va fatto secondo le norme nazionali: da noi è la conferma dei decreti.

E allora perché spera che M5s voti le vostre proposte?

Io non spero nell’M5s. L’M5s è questo, alcune norme dei decreti Salvini sono state peggiorate in aula da loro. Ma siamo in una coalizione, c’è un accordo, mi aspetto che anche il Pd si faccia valere. Ho letto che Zingaretti pretende lealtà. Io pretenderei l’abrogazione di quei decreti. E qualche azione di sinistra. Se no avremo un governo che fa solo le cose che vuole l’M5s e non altro, perché l’unica cosa che vuole il Pd è che non si litighi. Siamo il partito del bon ton.

Il Pd si rimangerebbe i «daspo» che ha voluto Minniti?

Il decreto di Salvini non è certo come il decreto Minniti-Orlando. Ma non c’è dubbio che un’idea della sicurezza tutta tarata su politiche securitarie nasce con il governo Gentiloni. Per me la sicurezza è sicurezza sociale, è ricostruire una comunità su un’idea di civiltà. Se pensi di rendere più sicura una città trattandola come uno stadio sei già sul terreno della destra.

Insisto: il Pd si rimangerà quest’idea che risale a Minniti?

Al decreto Minniti-Orlando. Ma non personalizzo. La responsabilità non è solo dei ministri: c’era un presidente del consiglio, Gentiloni, un segretario, un gruppo dirigente. Io ero presidente e non ero d’accordo ma mi assumo la responsibilità. Faccio autocritica anche su quello che non ho condiviso. Ma se stiamo al 18% qualcosa abbiamo sbagliato. Ci correggiamo o ci incateniamo a difesa dell’indifendibile?

Il 2 novembre scade il rinnovo automatico degli accordi con la Libia in tema di immigrazione. Il rischio è che anche su questo tutto resti come prima?

Mancano sette giorni. Bene intanto che se ne sia parlato, e che non questo passaggio non si faccia di nascosto. Quando alcuni di noi cominciarono a dire che gli accordi andavano stracciati eravamo isolati nel Pd. Oggi il fronte si allarga. Serve un passaggio parlamentare. Il governo dica in aula cosa intende fare. Spero non voglia rinnovarli così come sono. Sarebbe una vergogna: oggi in Libia c’è una guerra, sono emersi fatti inquietanti sui rapporti fra l’Italia e i trafficanti che obbligano a un cambio di rotta.

Dica la verità: vuole mettere in difficoltà il governo?

Argomento tipico da partito del bon ton. Il governo serve a fare le cose. Oggi è debole perché manca la discontinuità che avevamo promesso. Sarebbe più forte se avessimo messo al centro dell’agenda l’abrogazione dei decreti Salvini, lo ius culturae o scelte coraggiose per le fasce deboli. Manca la nostra parte. Il Pd si limita a dire, con un’intervista di Zingaretti o un tweet di Franceschini, che non dobbiamo litigare. Il modo in cui contribuiamo è dire che non si devono fare proposte e si deve votare la fiducia. La fiducia la voteremo. Ma vorrei che la votassimo non solo sull’agenda M5S. Che non è la nostra e non lo sarà mai.

Allora vuole mettere in difficoltà Zingaretti?

Voglio che Zingaretti guidi il Pd facendo ciò che ha promesso. Ha detto: facciamo questo governo ma ci deve essere discontinuità. O abbiamo mandato via Salvini per tenerci le sue politiche?

La foto di Narni di ieri è la foto della futura coalizione Pd- 5S?

Sto a quello che vedo: un’alleanza elettorale in Umbria, che impegna l’Umbria e speriamo produca una vittoria. Se poi si volesse, come annunciato, trasportare l’accordo di governo in un’alleanza stabile fra Pd e 5s, c’è solo un modo per deciderlo: montare i gazebo e convocare un congresso. Perché Zingaretti è stato eletto su un’altra linea, quindi non ha questo mandato. E per avere un mandato di questa natura non bastano le scorciatoie, tipo il congresso a tesi in cui votano solo gli iscritti, lanciato da Cuperlo e da altri. Zingaretti deve candidarsi segretario alle primarie aperte, e chiedere il voto degli elettori sulla nuova linea.