Ormai si tratta è un metodo sperimentato. Una volta individuato il nemico gli si sguinzaglia contro la rete, che risponde obbediente al leader. E’ successo qualche mese fa con la senatrice Adele Gambaro che solo per aver criticato Grillo si è vista riversare addosso decine di insulti. E’ successo di nuovo ieri con Luis Alberto Orellana, il senatore che martedì si è permesso di dire che sì, dipendesse da lui un’alleanza con il Pd la farebbe. «Basta con i tabù», ha detto durante la 48 ore di autocoscienza a cui si sono sottoposti in diretta streaming i senatori pentastellati. E dire che Orellana ha anche spiegato una cosa ovvia, ovvero che così il movimento potrebbe finalmente ottenere i risultati che fino a oggi non ha ottenuto. Macché. La risposta non si è fatta attendere. Sulla homepage del sito, Beppe Grillo pubblica il post che dà il via agli insulti. «Ma che davvero Orellana vuole fare lo scilipote?», scrive Alessandro B. «Ho votato M5S» e in caso di «convergenza con il Pd il mio voto al M5S sarebbe perso per sempre». Pensiero che il leader gira su twitter, avallandone così il contenuto. Ma si tratta solo di un piccolo antipasto rispetto al piatto forte che non tarda ad arrivare e fatto dei commenti sbeffeggianti e perfino un po’ razzisti degli attivisti. Da Vilnius, dove si trova in missione con la commissione Affari esteri, una volta appresi i commenti che in rete stanno girando su di lui Orellana ammette di pensare seriamente alla possibilità di lasciare il M5S. «Devo ancora capire quello che è successo, certo è una vicenda un po’ triste», commenta il senatore. «Di certo non mi sento uno Scilipoti. Rifletterò nel fine settimana sul da farsi». E su una sua possibile espulsione, già minacciata da Grillo e dal capogruppo Nicola Morra, preferisce tagliare corto: «Mi sembrerebbe ridicolo impegnare gli attivisti su una mia eventuale espulsione…». Preoccupazione nobile ma inutile, quella di Orellana. Gli attivisti, almeno quelli che dilagano in rete, infatti si sono già schierati contro i «nuovi Scilipoti». «Ma cosa ci fa un extracomunitario come Orellana nel M5S? Rimandiamolo in Venezuela a farsi sparare nel culo da Nicolas Maduro» scrive ad esempio Cesare da Milano. «Concordo con il post» di Alessandro B., è invece il commento di un altro attivista. «Chi non è in linea con il movimento è libero di andarsene basta che non ci rompete il cazzo».

Ma quel che è peggio è che a scatenarsi non è solo la rete, ma anche gli altri parlamentari, i puri e duri fedeli alla linea del capo e che nella chiamata alle armi fatta dal leader martedì, quando ha annunciato il terzo V-day, trovano linfa per tornare ad attaccare i dissidenti. Nel mirino c’è sempre Orellana. «Noi non siamo per le alleanze con questi partiti responsabili di questo sfascio», dice il capogruppo alla Camera Riccardo Nuti. «Se c’è qualcuno che pensa che abbiamo sbagliato o che bisogna fare alleanze con il Pd o con altri, lo faccia pure, ma non lo faccia da dentro il movimento». Su Facebook il deputato Riccardi Fraccaro scrive: «Allearci con gli avversari? E chi siamo il Pd? Il M5S è in guerra per mandarli tutti casa, chi si vuole arrendere lo faccia. Noi vinciamo!». Gianluca Vacca, anche lui deputato, non nasconde cosa farebbe nel caso dovesse decidere sul futuro di Orellana. «Ci sono stati casi simili. Ho già votato per l’espulsione altre volte». «Siamo in guerra» ha dettato Grillo. Il linguaggio guerriero contagia i fedelissimi. «Siamo in guerra», ha ripetuto anche ieri Morra, uno che prima di entrare al Senato faceva l’insegnate e quindi dovrebbe sapere che le parole pesano. Ma che nonostante questo in un’intervista ha sentenziato: «Chi non è all’altezza verrà selezionato naturalmente». Dentro al M5S la tensione è alle stelle. Come conferma anche il senatore Franco Campanella, che difende Orellana per le sue parole. «Diciamo che con qualche collega si è arrivati a un livello di incomprensione molto alto, ma non credo che il movimento voglia davvero arrivare all’espulsione». E i commenti su internet? «C’è stata una sovraesposizione di Luis e quindi era prevedibile che sarebbe successo. Comunque le ferite sono fatte per rimarginarsi». Ci vuole un po’ di tempo, ma alla fine i difensori di Orellana si fanno sentire. «Basta strumentalizzazioni e ripassiamo la storia. Scilipoti si è venduto, Orellana non lo farebbe mai», twitta il deputato Alessio Tacconi. «Paragonare Orellana a Scilipoti non si può leggere», dice invece il senatore Lorenzo Battista. Che nota: «Poi chissà perché certi commenti non riportano mai il cognome per esteso».