Quando a sera la città intera tira un sospiro di sollievo – Beirut resta lontana, gli episodi di tensione, che ci sono, non compromettono il clima del corteo e la massiccia partecipazione fa il resto – sui siti delle principali testate continuano a campeggiare titoli e foto da guerriglia urbana. «Disinnescati tre ordigni: più forti di bomba a mano. 15 manifestanti fermati. Disordini davanti a sede CasaPound: volano bottiglie», titola Repubblica.it. Gli episodi sono raccontati con un po’ di panico, le inchieste chiariranno meglio: come quello della «bomba carta che conteneva un proiettile calibro 12», trovato nella sede di Trenitalia in piazza della Croce Rossa, vicino a porta Pia, che secondo la velina della polizia scientifica «poteva fare molto male ed era più pericoloso di una bomba a mano».

Fatto sta che neanche i 70mila che sfilano per lo più allegramente per le strade di Roma, persino disciplinatamente incordonate dentro i propri settori per evitare incursioni e infiltrazioni esterne – dietro i blocchi della polizia un po’ in ogni angolo del percorso si intravedono gruppi di agenti in borghese vestiti da manifestanti, anche con felpe nere – riescono a guadagnarsi il posto d’onore nei titoli dei siti. «Corteo di Roma, più tensione che scontri. Bombe carta contro blindati ai ministeri», è l’apertura de Ilfattoquotidiano.it.

«Imbrattata la statua di Giovanni Paolo II», esecra il Corriere.it. In realtà si tratta di una scritta gialla vicino al ’papone’ di fronte alla stazione Termini – monumento tormentato e mai piaciuto ai romani, oggetto persino di una mezza crisi diplomatica fra Campidoglio e Santa Sede all’epoca del sindaco Alemanno – che recita sobriamente «Produci, consuma, crepa»: insomma una formula che probabilmente non sarebbe dispiaciuta troppo al Wojtyla beato recente, e alle sue tirate contro la fame e le discriminazioni planetari.

Su twitter esplode l’ashtag #19o e i manifestanti se la prendono con «i giornalisti che cercano l’ordigno». Ma per lo più li sfottono. Come @zeropregi «Ve farebbe legge i tweet allarmistici e complottisti che avete scritto fino a oggi a pranzo. Taccivostra». Ci scherza su persino il fake del candidato Pd Gianni Cuperlo: «Compagni: i manifestanti stanno usando violente armi non convenzionali. La pizzica salentina a tutto volume». Parla invece sul serio Enzo Foschi, capo della segreteria del sindaco Marino, stavolta da facebook: «I veri Bleck block sono tutti quei giornalisti infiltrati nel corteo…delusi dal fatto che non scorra sangue…». E si capisce: la scelta del sindaco di concedere piazza San Giovanni per «l’acampada» – il concerto notturno con il villaggio di tende dei manifestanti di venerdì – è stata una scommessa non facile. Alla fine infatti Marino ringrazia il cielo e tutti: «Manifestanti scesi in piazza pacificamente, Polizia di Roma Capitale e forze dell’ordine e operatori impegnati nel ripristino del decoro a seguito della manifestazione».

Se il corteo si fosse risolto in un nuovo 15 ottobre (2011), il primo ordigno politico sarebbe esploso sotto la sedia del sindaco. Venerdì, alla vigilia, le notizie allarmanti si erano rincorse su siti e testate cartacee: quella di un furgone trovato nei pressi di viale Regina Elena zeppo di biglie e bastoni, quella di posti liberati al Policlinico Umberto I, a due passi dal percorso del corteo, per far posto a eventuali feriti. A sera è il sito di movimento DinamoPress a dare la buona notte agli incubi, dalla nuova «acampada» a Porta Pia «Si montano le prime tende mentre giornalisti sciacalli cercano lo scoop delle molotov».