«Non potremo mai dare il nostro accordo alle quote europee per ripartire i migranti». Ci ha pensato Viktor Orban a scaldare subito il vertice dei capi di stato e i governo che si è aperto ieri a Bruxelles. Più infastidito che intimorito dalla procedura d’infrazione avviata nei giorni scorsi dalla Commissione europea contro Budapest e Varsavia, il premier ungherese ha ribadito il rifiuto ad accogliere migranti dall’Italia e dalla Grecia, una posizione che certamente non aiuterà il confronto tra i 28 leader europei.

Di immigrazione a Bruxelles in realtà si comincerà a parlare solo oggi, quando i capi di stato e di governo entreranno nel vivo delle questioni. Sul tavolo ci sono tutti temi delicati sui quali – considerata l’aria che tira – sarà difficile trovare una posizione unanime: dalla riforma di Dublino (sulla quale manca l’accordo e che continua ad attribuire al paese di primo sbarco l’onere della gestione dei richiedenti asilo), ai ricollocamenti. Per finire con la proposta italiana di far sbarcare i migranti tratti in salvo anche in altri paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo, come Spagna e Francia. Sarà interessante su questo punto vedere quale sarà la posizione del presidente francese Emmanuel Macron, al suo primo vertice da capo di stato, che in un’intervista apparsa ieri su alcuni quotidiani europei ha ribadito come l’Europa non sia un supermercato in cui ognuno prende ciò che vuole, e quindi le responsabilità vanno condivise (frase risultata indigesta a Orban, che oggi incontrerà Macron insieme agli altri paesi del gruppo Visegrad).

Tutt’altro discorso è invece quello che riguarda la possibilità di aumentare gli investimenti in Africa. Il premier italiano Paolo Gentiloni ne ha parlato ieri appena arrivato a Bruxelles con il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e con il premier libico Fayez al Serraj. Al primo ha ribadito la sua irritazione per lo scarso impegno dell’Europa nel fronteggiare la crisi dei migranti e chiesto di spendersi per un rifinanziamento del Fondo per l’Africa. Al secondo ha chiesto invece maggiore impegno nel fermare le partenze dei migranti. «L’obiettivo è contenere i flussi migratori – ha spiegato il premier – mettere in condizione le autorità libiche di esercitare un maggiore controllo del loro territorio, dare un contributo alla lotta contro i trafficanti di esseri umani». Più esplicito, nel chiarire gli obiettivi europei, è stato Angelino Alfano. Annunciando per i primi di luglio un vertice a Roma con i rappresentanti di alcun paesi di transito, il ministro degli esteri ha spiegato: «L’obiettivo non è impedire ai migranti di partire dalla Libia, ma proprio di farli entrare in Libia. Credo che questo sia un avanzamento reale».