All’indomani della firma del documento comune tra Confindustria e sindacati – battezzato pomposamente «patto tra i produttori» – escono nuovi dati negativi sull’economia italiana: a diffonderli è l’Ocse, che segnala come il nostro Paese sia l’unico tra quelli del G7 a segnare una crescita negativa a fine anno (sarà del -1,8%). Tutti gli altri, seppure tra le difficoltà, si muovono in un range che va dal +0,3% della Francia al +1,7% degli Usa. E tutto questo, va ricordato, a pochi giorni dalla decisione del governo Pd-Pdl di tagliare spese per lo sviluppo e il lavoro pur di esentare anche i ricchi dall’Imu: un’assurdità che viene resa ancora più evidente dalle cifre Ocse.

Tanto che stimolato dal patto dei produttori, pur avendo con il suo partito firmato la riforma dell’Imu, il viceministro Stefano Fassina ha voluto riprendere le richieste di sindacati e Confindustria sulla necessità di indirizzare le prossime manovre economiche a vantaggio di impresa e lavoro. Fassina ha addirittura proposto di rimettere l’Imu sulla casa dei più ricchi, proposta certo condivisibile e da appoggiare, ma che suona quantomeno propagandistica visto che poche ore prima il Pd aveva siglato il suo «patto di ferro» sull’Imu, esentando tutti pur di non far cadere il governo (di cui Fassina è, va ricordato, membro di spicco).

Probabilmente Fassina spera che questa «riforma della riforma» dell’Imu si potrà fare quando si dovrà decidere, da ottobre in poi, dell’ultima tranche della tassa (ancora effettivamente da finanziare, mentre per la parte dovuta in giugno l’esenzione è ormai stata varata per tutti): e qui allora la sua «gioravolta» potrebbe avere un qualche senso. «Si dovrebbe reintrodurre l’Imu sul 5% delle prime abitazioni di maggior valore e con il miliardo di euro all’anno recuperato coprire la deducibilità dell’Imu alle imprese. Tra rendita e fattori produttivi dobbiamo scegliere i fattori produttivi», spiega Fassina, e aggiunge: «Il documento proposto a Genova da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil sintetizza in modo chiaro e pienamente condivisibile le priorità del Paese. Non c’è tempo da perdere. Il governo ha compiuto scelte importanti con i primi decreti approvati. Altri passi li deve fare con la legge di stabilità».

Come dire: un boccone amaro lo abbiamo ingoiato, adesso cerchiamo di rimediare. Ma certo il Pdl non permetterà facilmente una «riforma» del genere.

Il documento di Cgil, Cisl, Uil e Confindustria chiedeva di dare attenzione alle imprese e al lavoro, sgravando non solo gli imprenditori (se possibile sul fronte Irap dell’Irap sul lavoro) ma anche i salari dei dipendenti e le pensioni. Una chiara critica della troppa attenzione data finora al tema dell’Imu che da solo – checché ne dicano Berlusconi e Brunetta con le loro proiezioni sulla ripresa del mercato immobiliare – certo non creerà l’agognata crescita.

Tornando ai dati diffusi dall’Ocse, come detto il nostro è l’unico tra i sette grandi a restare in recessione. Mentre noi, come detto, perderemo a fine 2013 l’1,8% del Pil, gli altri crescono: la Francia registrerà a fine anno un +0,3% (+1,4% nel terzo trimestre, +1,6% nel quarto), la Germania dello 0,7% (+2,3% e +2,4%), la Gran Bretagna dell’1,5% (+3,7% e +3,2%) e gli Stati Uniti cresceranno dell’1,7% (+2,5% e +2,7%).

Se comunque il bilancio per l’Eurozona è positivo, tuttavia la situazione resta delicata perché l’area è «vulnerabile a rinnovate tensioni finanziarie, bancarie e sul debito sovrano», dice l’Ocse.