Ora Moretti ci spera, la corsa del Pd parte da Padova
Due mesi di «faccia a faccia» in viaggio fra 286 dei 579 comuni del Veneto. Alessandra Moretti, 41 anni, ha il taccuino pieno di appunti e punta dritta verso le […]
Due mesi di «faccia a faccia» in viaggio fra 286 dei 579 comuni del Veneto. Alessandra Moretti, 41 anni, ha il taccuino pieno di appunti e punta dritta verso le […]
Due mesi di «faccia a faccia» in viaggio fra 286 dei 579 comuni del Veneto. Alessandra Moretti, 41 anni, ha il taccuino pieno di appunti e punta dritta verso le urne: «Siamo qui per spegnere definitivamente oltre vent’anni dello stesso film. Oggi vogliamo un’altra trama e un altro finale». Moretti ha scelto di aprire la sua lunga campagna elettorale a Padova, dal centro congressi papa Luciani, nel quartier generale di Comunione e liberazione. È la stessa tribuna di Walter Veltroni ai tempi della «bella politica», ma anche il complesso che ospita da sempre Pierluigi Bersani grazie alla fraterna amicizia di Graziano Debellini…
Come recita lo slogan, «il coraggio di cambiare». Si comincia con le immagini di Pontida 2011, del «Trota» e dei diamanti di Belsito fino al recente palco «fascioleghista» di Roma. Poi tocca a Valentina, 30 anni, polesana, convinta a tornare dopo dieci anni dalla sfida politica. Sfilano sul palco i «testimonial» dell’altro Veneto: dal giovane imprenditore a Roberta, che racconta l’odissea nell’assistenza agli anziani.
Conta di diventare la primadonna del Veneto, Moretti, interrompendo la sequenza di undici governatori maschi. Ambisce a replicare il trionfo di Debora Serracchiani in Friuli, consegnando il Nord Est a Renzi. E accarezza l’idea di «riformare» Pd e centrosinistra, applicando la lezione imparata a Vicenza dal sindaco «civico» Achille Variati.
«Ma quale governatore. Sarò il sindaco della nostra regione: ne ho incontrati 250 e sono i protagonisti della nuova stagione. Sono loro che tengono in piedi i comuni e garantiscono i servizi ai cittadini», assicura.
La candidata, forse, non entusiasmava tutti. Ma ha ottenuto un plebiscito alle primarie, sia pure con meno di 40 mila votanti in 600 seggi. Chi la conosce bene storce il naso sull’effettiva consistenza amministrativa. Tuttavia, rappresenta al meglio l’immagine del «nuovo Pd» e tanto basta.
L’«evento» di Padova serve poi a galvanizzare vecchi e giovani leader. La speranza è di chiudere l’epoca del minoritarismo (dal tonfo di Bentsik fino all’ultima candidatura di bandiera con Bortolussi) e di pescare nelle urne l’alternativa al tandem Galan-Zaia. Così si lavora a tutto campo per «Ale»: i commendatori della Quercia spianano il campo della sussidiarietà; gli ex Popolari scandagliano sanità, sociale e parrocchie; i «pontieri» si dedicano a Tosi e Ncd per scardinare il centrodestra; i super-renziani offrono garanzie al «partito dei produttori». «Siamo pronti ad andarci a riprendere il futuro che il Veneto merita» semplifica Moretti.
Da domani dovrà convincere davvero di esserne capace. Altrimenti, sarà solo un altro capro espiatorio. A vantaggio dell’eterno ritorno della concertazione bipartisan sulla testa di tutti…
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